La fiaba di Cappuccetto Rosso riscritta magistralmente da Bruno Munari dà vita a tre cappuccetti moderni: Cappuccetto Verde, Cappuccetto Giallo e Cappuccetto Bianco. Tre fiabe che ci offrono nuovi ed inaspettati punti di vista.

Fiabe classiche sì o no?

Sempre più spesso sento di genitori che preferiscono non proporre le fiabe classiche ai loro bambini. Per alcuni sono troppo crude o spaventose (lupi, orchi, streghe, maghi e sortilegi), per altri troppo sessiste (principi che salvano fanciulle indifese, destinate unicamente a sfornare una nidiata di pargoletti reali). Qualcuno invece sceglie comunque di proporle, modificando parte della storia o sostituendone alcune parole.

Io amo molto la letteratura per l’infanzia e le fiabe classiche non fanno eccezione, del resto hanno accompagnato la mia infanzia. Proporle ad Eva è stato naturale, nonostante oggi la letteratura per bambini offra davvero una gamma di titoli infinita.

La più classica delle fiabe

Una tra le fiabe classiche più famose è di sicuro Cappuccetto Rosso.

La trama la conoscete di certo. Una dolce e tenera bambina che va in visita dalla nonna malata portandole in dono un paniere pieno di buonissime focaccine. Il percorso per raggiungere la casa della nonna la porterà ad incontrare il lupo, che renderà la passeggiata di Cappuccetto Rosso molto meno spensierata. Ci penserà il cacciatore, con un gesto un po’ cruento a riportare il lieto fine, uccidendo il lupo cattivo.

Proviamo ad analizzare la favola di Cappuccetto Rosso.

La nostra protagonista è una bambina ingenua, indifesa e con la testa un po’ fra le nuvole. Poi c’è il cattivo, che qui veste i panni di un animale feroce come un lupo ed immancabile troviamo l’eroe positivo, il cacciatore, che, con destrezza e coraggio ci libererà dal cattivo. Uccidendo il lupo infatti, ci regalerà il lieto fine “e vissero tutti felici e contenti“. Le fiabe classiche hanno di fatto una struttura molto chiara e presentano sempre personaggi molto ben delineati.

Le origini della favola di Cappuccetto Rosso

Fu Charles Perrault a scrivere la fiaba di Cappuccetto Rosso nel lontano 1697. Non so se lo sapete, ma nella versione originale l’autore non aveva previsto alcun lieto fine. La mamma di Cappuccetto Rosso le raccomanda di non fermarsi nel bosco; ovviamente la bambina non dà retta alle sagge parole materne, anzi, appena incontra il lupo, si fida subito di lui, rivelandogli di essere diretta a casa della nonna malata. E così, il lupo mangia nonna e nipotina senza che nessuno giunga a salvarle. La morale della fiaba era molto chiara: non bisogna fidarsi degli sconosciuti, farlo potrebbe esporre a pericoli assai gravi.

Nella seconda metà dell’ottocento furono i fratelli Grimm a pubblicare la versione della fiaba che oggi tutti noi conosciamo. Con l’introduzione del personaggio del cacciatore (guardiacaccia o boscaiolo a seconda dell’edizione) ci hanno regalato il lieto fine che tutti noi amiamo leggere alla fine delle fiabe.

Bruno Munari e i suoi cappuccetti

La favola di Cappuccetto Rosso si è prestata negli anni ad essere riscritta ed anche modificata, troverete infatti tantissime edizioni in commercio. Quello di cui leggerete nel seguito è invece un progetto diverso, estremamente innovativo nonostante risalga al 1972. Scopriremo un mondo pieno di cappuccetti colorati: verde, giallo e bianco. Gli imperdibili cappuccetti di Munari. Io li ho scoperti in età adulta, ed è un peccato, perchè credo che non possano mancare nella libreria di qualsiasi bambino.

Raccontare chi era Bruno Munari in poche righe è davvero impossibile. È stato senza dubbio uno dei più originali protagonisti dell’arte, della grafica e del design italiani del Novecento. Tra le tantissime opere da lui prodotte, una fetta riguarda proprio il mondo dei bambini. Ha infatti portato a termine tantissimi progetti anche in collaborazione con altri artisti del suo calibro; la casa editrice Corraini ne ha in catalogo circa 60.

Tra le sue produzioni più conosciute possiamo citare “Nella nebbia di Milano” un percorso fatto di immagini e suggestioni create dall’uso di carte diverse fustellate e disegnate. “Rose nell’insalata” dove gli ortaggi ed il colore danno origine a nuove immagini. Per non parlare dei preziosissimi (da tutti i punti di vista) “I prelibri“, 12 piccoli libri sensoriali destinati ai più piccini. Ma Munari è anche il padre di giochi per l’infanzia, come il bellissimo “Più e meno”, progettato insieme a Giovanni Belgrano.

Se ancora non lo conoscevate, non mi ritengo responsabile nel caso vi avessi fatto nascere un nuovo bisogno 😉

Ma torniamo a noi e a Cappuccetto Rosso a cui Munari non ha solo cambiato il colore, ma in qualche caso anche l’ambientazione della fiaba. Scopriamo qualcosa di più sui cappuccetti di Munari.

Cappuccetto Verde

Cappuccetto Verde è una bambina tanto buona e simpatica. Un giorno sua mamma le mise in testa un cappuccetto fatto di foglie verdi, molto ridicolo, ma a Cappuccetto piaceva tanto che lo teneva sempre in testa: se lo toglieva solo quando andava a dormire.

Così comincia la storia di Cappuccetto Verde, una bimba che ha un sacco di amici tra gli animali che vivono nel bosco: Zip la cavalletta, Giuseppa la tartaruga, Pisellina la lumaca e Verdocchia, la rana che la accompagnerà a far visita alla nonna Cicalina. La nonna abita proprio dall’altra parte del bosco; un bosco che diventa sempre più fitto e sempre più verde, con foglie di ogni tipo, forma e foggia. Ma come ogni bosco che si rispetti, anche questo nasconde un’insidia: il lupo. Anche in questa versione della favola, il lupo ha intenzioni tutt’altro che pacifiche e viene infatti raffigurato con enormi dentoni affilati.

Ma questa è una storia che parla di amicizia, sarà Verdocchia a far in modo che il lupo non possa più far male a nessuno. Chi la aiuterà? Quale sarà il suo piano? Nulla di cruento naturalmente, il lupo lascerà la scena malconcio e un po’ ammaccato e, con ogni probabilità, non si farà più vedere.

L’età di lettura consigliata è già dai 3/4 anni. Prestate solo attenzione all’illustrazione che raffigura il lupo, che per alcuni bimbi potrebbe essere un po’ spaventosa.

Cappuccetto Giallo

Cappuccetto Giallo è una vera bambina di città, vive al piano terra di un grattacielo, con la mamma che lavora al supermercato ed il papà che fa il custode in un parcheggio. Indossa un completo di maglia fatto dalla mamma, di colore giallo, ovviamente; “non è un giallo limone e nemmeno un giallo zucca, è un giallo con dei riflessi di un altro giallo e molto morbido come le piume di un canarino“. E sono proprio i canarini gli amici di questo Cappuccetto metropolitano, a cui la bambina dà da mangiare ogni giorno.

In questo libro, l’ambientazione è completamente diversa, non abbiamo più un bosco, ma una metropoli caotica, che Cappuccetto Giallo dovrà attraversare per poter raggiungere casa della nonna, superando gli ostacoli ed i pericoli del traffico.

Come Cappuccetto Verde, anche Cappuccetto Giallo non è sola, ma sarà accompagnata fino a casa della nonna dai suoi amici canarini. Ecco all’improvviso appare il lupo, qui al volante di un’auto. “Vuoi venire a fare un giretto con me, bella bambina?” è questo l’approccio del lupo moderno, un cattivo che cela sicuramente brutte intenzioni nonostante all’apparenza possa sembrare innocuo. Ma Cappuccetto Giallo è una bimba intraprendente e per nulla sprovveduta, le basta un cenno agli amici canarini per creare un ingorgo di traffico e permetterle di attraversare la strada e procedere verso la casa della nonna. La nonna racconta a Cappuccetto Giallo la storiella di un certo Cappuccetto Rosso e di un lupo che mangiava nonne e nipotine. “Che storie piene di paure raccontavano quando la nonna era bambina come me” pensa Cappuccetto Giallo mentre torna verso casa scortata dagli amici canarini, il lupo non può più fare paura.

Rispetto a Cappuccetto Verde il registro narrativo è un po’ più alto, l’età di lettura consigliata potrebbe essere dai 4/5 anni.

Cappuccetto Bianco

In Cappuccetto Bianco la parola d’ordine è immaginazione. Non si tratta infatti di un libro basato sulle immagini. Se per i primi due libri la parte grafica riveste un ruolo di primo piano per calare il lettore nell’ambientazione della favola, questo libro si rivelerà una piccola sorpresa pagina dopo pagina. Conosceremo i personaggi di questa fiaba solo dalle parole che accompagneranno il racconto. L’unica cosa che vedremo sono gli occhi di Cappuccetto Bianco. Degli occhi blu in mezzo al bianco candido della neve, come Candida è la nonnina che andrà a trovare attraversando il bosco coperto da una coltre di neve soffice. E il lupo? Quello che succederà da questo punto in avanti è davvero divertente e sicuramente strapperà qualche risata ai piccoli lettori. Riuscirà la piccola Cappuccetto Bianco a raggiungere casa di nonna Candida?

copertina cappuccetto bianco Bruno Munari

Per la particolarità della struttura e l’assenza di illustrazioni, ritengo che possa essere proposto a partire dai 5 anni.

E Cappuccetto blu?

La domanda sorge spontanea.

Ebbene sì, esiste anche la fiaba di Cappuccetto Blu, ma l’autore non è Bruno Munari. La fiaba di Cappuccetto Blu è scritta da Erica Agostinelli ed è presente, insieme agli altri cappuccetti, in una raccolta delle edizioni Einaudi. Non affannatevi a cercarla, è purtroppo introvabile. Ma se siete curiosi di conoscere la storia, che naturalmente riprende la logica delle precedenti, potrete ascoltarla. Chissà che i vostri bambini non decidano di produrre le illustrazioni, così da ricrearne una versione personale e preziosissima.

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Giovanna

Giovanna alias Giò, amo viaggiare, scrivere, leggere, preparare dolci e mangiare cioccolato fondente. Ho anche una certa propensione ad accumulare scarpe, Quando mi appassiono ci metto l'anima, ma non cedo facilmente alle mode passeggere o alle lusinghe. La mia prima risposta e' sempre no, da buona bilancia amo ponderare tutti i pro e i contro almeno millemila volte. Chi mi ama lo fa per sempre.

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