Qual è la cosa di cui hanno bisogno tutti i bambini? La risposta nella sua semplicità è quasi banale: tutti i bambini hanno bisogno di giocare. Il gioco è infatti lo strumento principe attraverso il quale i bambini imparano a conoscere il mondo, apprendono abilità, si relazionano con gli altri.

Ma cosa si nasconde veramente dietro al desiderio di tanti bambini di accudire i loro bambolotti e pupazzi? Perché la cucina con pentolini, piatti e tazzine rimane uno dei giocattoli più desiderati? E come è possibile che i bambini riescano a raccontare storie incredibili degne di uno sceneggiatore di fama mondiale? Fa tutto parte del magico mondo del gioco simbolico.

Che cos’è il gioco simbolico

Il gioco simbolico è una modalità di gioco nella quale il bambino rappresenta, mediante simboli, qualcosa che non è realmente presente, ma che si può immaginare. Nel gioco, spesso il bambino imita ciò che accade nella realtà facendo finta di…”.

Quando cominciamo a parlare di gioco simbolico

Quando parliamo di gioco simbolico, parliamo anche di osservazione e di imitazione. Il bambino comincia molto presto ad osservare le persone che lo circondano e, fin dalle prime settimane di vita, è in grado di imitare alcune semplici azioni, ad esempio mostrare la lingua, sorridere e via dicendo.

Imitazione ed osservazione sono degli strumenti innati e potentissimi per l’apprendimento dell bambino che, nei mesi seguenti, comincerà a comprendere la funzione di alcuni oggetti, sopratutto quelli della vita quotidiana. Ed è così che, tra i 12 e i 18 mesi (età del tutto indicative) il bambino comincia ad approcciarsi al facciamo finta, osservando la realtà che lo circonda e cominciando ad imparare piccoli semplici gesti, come ad esempio il bere dal bicchiere. Una volta compreso il meccanismo, il bimbo proverà a simulare il gesto prendendo un bicchiere o un oggetto che lo ricorda e fingendo di bere. Si tratta in genere di azioni semplici,

il gioco simbolico bambina che allatta

É però attorno ai due anni che inizia il vero gioco simbolico, anche grazie allo sviluppo del pensiero rappresentativo e della comprensione della permanenza dell’oggetto. Il bambino riesce a pensare e ad immaginare nella sua mente cose, persone e situazioni indipendentemente dalla loro reale presenza ed è inoltre capace di creare delle associazioni mentali, cogliendo somiglianze nelle forma, nelle dimensioni e nei colori degli oggetti. Un legnetto può diventare una spada, ma anche una bacchetta magica, una canna da pesca o un cucchiaio. Tutto dipenderà da ciò che il bambino vorrà rappresentare in quel dato momento.

Gioco di ruolo e vita reale

Se è vero che il bambino impara dall’esempio, spesso sono proprio la mamma o il papà il primo modello di riferimento per il gioco simbolico. Sarà da loro che il bambino apprenderà i rudimenti dell’accudimento e li riproporrà, ad esempio, con le sue bambole e peluche, ninnandoli, preparando loro la pappa, facendo il bagnetto o cambiando i vestiti. Oppure imiterà i genitori nello svolgimento delle faccende quotidiane: cucinare, spolverare, spazzare i pavimenti, occuparsi delle piante, dei veri e propri giochi di vita quotidiana. Man mano, il gioco metterà in campo maggiori abilità sia pratiche che emotivo-relazionali, ma potrà fungere anche da strumento per esternare situazioni o comportamenti che generano paure o difficoltà. Ed ecco che i pupazzi si animeranno attraverso le parole del nostro bambino esprimendo i timori nati da alcune situazione note, come ad esempio la paura del buio.

il gioco simbolico bambina che cucina

“Facciamo che io sono”: esempi di gioco di rappresentazione o gioco simbolico

Attorno ai 18-24 mesi i bambini inizieranno ad utilizzare oggetti simili a quelli di uso quotidiano per replicare azioni che si ripetono nel corso delle loro giornate (pettinarsi, bere o mangiare, fare la nanna, ecc.). Nel riproporre queste azioni cercheranno di utilizzare oggetti o strumenti reali (la spazzolina dei capelli o il bicchiere di plastica) oppure oggetti che risultano ai loro occhi simili a quello che vorrebbero utilizzare. Per simulare il gesto del bere, quindi, potranno usare un bicchiere, ma anche un piccolo vasetto, una tazza oppure un barattolo, tutti oggetti che ricordano quello che è lo strumento che solitamente usiamo per dissetarci. Lo stesso succederà per simulare il gesto di pettinarsi, prenderanno la loro spazzolina, ma in mancanza di questa potrebbero usare qualsiasi oggetto che ne ricordi la forma e che possa essere afferrato, uno tra i più gettonati rimane il telecomando.

Il pensiero rappresentativo e la permanenza dell’oggetto

Come abbiamo visto, due competenze importantissime per il gioco simbolico sono la comprensione della permanenza oggettuale ed il pensiero rappresentativo che permettono al bambino di comprendere, da una parte, che gli oggetti non smettono di esistere anche quando non li vediamo e, dall’altra, di rappresentarsi mentalmente le azioni da compiere. Queste due conquiste permettono al bambino di manifestare una prima forma di imitazione differita, in cui il bambino imita comportamenti visti in precedenza; prima di questo momento, il bambino attua solo imitazione immediata di gesti semplici.

Le conoscenze che abbiamo rispetto a queste due fondamentali competenze si devono in gran parte a Jean Piaget, psicologo e pedagogista, considerato da molti il padre della psicologia dello sviluppo. Secondo Piaget, lo sviluppo cognitivo del bambino avviene attraverso l’interazione con l’ambiente e secondo delle tappe prestabilite. In particolare, lo studioso individua 4 stadi fondamentali: la fase senso-motoria, quella pre-operatoria e le fasi operatorie concreta e formale. Lo sviluppo del gioco simbolico avviene tra le fasi senso-motoria e pre-operatoria:

  • fase senso-motoria, che va dalla nascita ai 2 anni in cui il bambino utilizza i sensi e le abilità motorie per esplorare e relazionarsi con ciò che lo circonda. Verso la fine della fase senso-motoria, i bambini cominciano a manifestare l’imitazione differita e ad usare i primi rudimenti di simbolo, che verranno però pianamente sfruttati solo nella fase successiva
  • fase pre-operatoria che va dai 2 ai 6-7 anni. Durante questa fase, il bambino diventa padrone dell’imitazione differita e dell’uso dei simboli, diventando bravissimo nell’usare oggetti al posto di altri e quindi sviluppa pienamente il gioco simbolico. A queste capacità si aggiunge anche il linguaggio, che può arricchire ulteriormente questa modalità di gioco

Appena i bambini iniziano a parlottare un po’ cercheranno in maniera molto naturale di proporvi giochi dove bisognerà “far finta”. Uno dei più diffusi è giocare alla mamma o al papà di un bambolotto, una delle prime forme di gioco di ruolo. Successivamente si inseriranno altri siparietti di vita comune, alcuni divertenti altri un po’ meno, ma fa parte del pacchetto “genitori”. Si perchè il genitore dovrà bere litri e litri di the e caffè finti da tazzine giocattolo, mangiare gustosi manicaretti realizzati con paste modellabili (per fortuna ne esistono anche di edibili), trasformarsi nel dottore o nell’ammalato a seconda dell’umore del piccolo di casa, ma non solo. In questo percorso di gioco molto dipenderà dalle esperienze che mano mano faranno i bambini. Oltre alle imitazioni della mamma e del papà nelle attività casalinghe, soprattutto in cucina, ma anche delle pulizie di casa, molti spunti nasceranno dall’esterno: il cassiere del supermercato, il parrucchiere, l’autista di autobus e mano mano si aggiungeranno professioni diverse e verranno ricreati ambienti diversi con quello di cui dispongono e molta fantasia.

il gioco simbolico cibo finto

I giochi cambiano in base all’età

I giochi simbolici sono caratteristici del periodo di età che va dai 2 ai 6 anni. In questa fase, i bambini sviluppano la capacità di rappresentare, mediante dei gesti, o delle azioni che vedono, situazioni che non vivono direttamente. La capacità di immaginazione ed imitazione acquisita in questa fase, consente loro di riprodurre le esperienze viste seppur non vissute in maniera diretta come ad esempio preparare il caffè oppure guidare l’auto, ma non solo. Man mano che il bambino cresce non solo attribuirà agli oggetto funzioni diverse, ma comincerà a far “parlare” anche bambole, peluche, supereroi costruendo veri e propri scenari articolati, dove potrà mettere in scena momenti già vissuti che lo hanno particolarmente colpito o esperienze, ansie o paure, che vorrà magari tentare di esorcizzare.

il gioco simbolico bambina che lavora

Attorno ai 6-7 anni, il gioco simbolico lascia pian piano spazio a giochi diversi, spesso contraddistinti dalla presenza di regole strutturate. Questo accade nella fase che Piaget chiama delle operazioni concrete, quando i bambini cominciano a vivere maggiormente il rapporto con l’altro (l’inizio della socialità). Prevedendo un sempre maggior coinvolgimento dell’altro, le regole si rendono necessarie per il buon funzionamento del gioco e vengono condivise e rispettate dai bambini.

Come favorire il gioco simbolico

Il gioco simbolico è una modalità di gioco del tutto naturale nei bambini tra i 2 e i 6 anni. I bambini cominceranno ad usare questo tipo di giochi autonomamente. Il ruolo dei genitori non è quello di forzare la mano o spingere i bambini verso questa modalità, quanto piuttosto quello di porsi in osservazione e di divertirsi con i bambini. Quello che però possiamo è proporre ai bambini materiali e oggetti che possono risultare utili, seguendo i loro gusti e le loro inclinazioni. Una buona idea è quella di limitare giocattoli che fanno tutto “da soli” preferendo materiale non strutturato che lasci ampio margine alla fantasia e all’immaginazione: ceste dei travestimenti, scatole di vario tipo e dimensione, materiali naturali, costruzioni

E se il mio bambino di 2 anni non è interessato a questa modalità di gioco?” Le età descritte dagli esperti sono frutto di osservazioni fatte su diversi bambini e poi utilizzate per costruire tabelle ed estrapolare medie. Ma queste medie non sono descrittive del NOSTRO bambino, che avrà comunque i suoi tempi e le sue modalità. Osserviamo, proponiamo e… godiamoci lo spettacolo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Giovanna

Giovanna alias Giò, amo viaggiare, scrivere, leggere, preparare dolci e mangiare cioccolato fondente. Ho anche una certa propensione ad accumulare scarpe, Quando mi appassiono ci metto l'anima, ma non cedo facilmente alle mode passeggere o alle lusinghe. La mia prima risposta e' sempre no, da buona bilancia amo ponderare tutti i pro e i contro almeno millemila volte. Chi mi ama lo fa per sempre.

Ti potrebbero piacere