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Gioco nel bambino da 0 a 6 mesi. Ce ne parla Rossana, la nostra psicologa dell’età evolutiva e psicoterapeuta infantile.

“Quando pensiamo ad un bambino in attività lo pensiamo intento a giocare perchè è attraverso il gioco che il bambino fa esperienza del mondo, sperimenta, acquisisce e consolida nuove competenze sia cognitive che socio-affettive.

Ma un bimbo piccolo, dalla nascita ai 6 mesi gioca?

Il bambino di certo in questo lasso temporale apprende già moltissime cose. Nei primi mesi un neonato apprende soprattutto attraverso la soddisfazione dei suoi bisogni primari: essere nutrito a richiesta e sentirsi contenuto e protetto dagli stimoli del mondo esterno gli fa apprendere che qualcuno è lì pronto per lui, trasmettendogli un senso di fiducia nell’altro molto importante per il suo sviluppo affettivo e sociale futuro. Il neonato ha bisogno di sentire confini precisi e rassicuranti come quando si trovava nel grembo materno e ritrova questa sensazione tra le braccia della mamma (o del papà) o nella fascia che lo coccola in un caldo abbraccio anche quando mamma ha necessità di avere le mani un po’ libere.

Già dopo qualche settimana dalla nascita si nota come il nostro piccolino stia più sveglio e si guardi intorno attratto soprattutto dai volti, dai suoni e dagli odori familiari: il viso e la voce della mamma, del papà e dei fratelli, l’odore della pelle e del latte di mamma. Man mano che la sua vista si acuisce sarà incuriosito da luci e ombre, colori intensi e contrasti di colore.

Dopo i primi tre mesi di vita, il bambino è ancora più attivo: sorride ai volti che conosce, tenta di afferrare gli oggetti ma il centro della sua esperienza e del “suo mondo” rimane il corpo materno (pensiamo che i primi “oggetti” che solitamente il bambino tenta di afferrare sono il naso e i capelli della mamma durante le poppate). Il corpo della mamma è il primo “campo di gioco” del bambino: un mondo da esplorare attraverso la vista, l’ udito, il tatto, l’olfatto ed il gusto. Il corpo materno funge da tramite alla scoperta del mondo esterno: con il contenimento delle braccia della mamma il piccolo fa esperienza del movimento e dei propri confini, vede ciò che gli sta intorno e che la mamma gli presenta raccontandogli (pensiamo a come ci venga spontaneo, sin dalla nascita, raccontare al piccolo cosa stiamo facendo quando lo solleviamo, lo cambiamo o cosa sta vedendo o sentendo quando passeggiamo).

Ma quindi i classici giochini che vengono proposti per i bambini nella fascia di età 0-6 mesi sono davvero necessari? Personalmente penso che non ci sia una reale necessità o meglio, che ci sia da fare una netta ed importante distinzione tra giochi con diverse caratteristiche.

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Credo che giochini classici di plastica, che magari fanno qualche suono o si muovono meccanicamente, siano poco accattivanti dal punto di vista sensoriale, non mutano e presto il bambino ne distoglie da solo l’attenzione. Si possono però proporre al piccolo dei giochini semplici costituiti da materiali naturali, che lo tengano impegnato con suoni, colori e diverse esperienze sensoriali.

Via libera dunque a pezze di stoffa morbide (magari impregnate con qualche goccia di latte di mamma o che la mamma può tenere a contatto con la propria pelle così da svolgere anche una funzione rassicurante e calmante), giochini composti da anelli di legno e perle rivestite di stoffa o cotone o colorate con materiali atossici che il bimbo possa in sicurezza portare alla bocca, giochini di legno arricchiti di sonagli che suonano allo sfioro della manina.

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Utilissime anche le collane allattamento che possono essere afferrate durante le poppate o quando si porta in fascia cosi da dare un pò di tregua al naso, ai capelli e al collo di mamma.

 

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Questo tipo di giochini sono tanto semplici quanto ricchi: stimolano il bambino su diversi canali sensoriali e possono essere utilizzati a lungo perchè un gioco composto da perle di legno rivestite può fungere da giochino dentizione nei primi mesi di vita ma può successivamente diventare un vezzoso bracciale per una bimba che inizierà ad imitare la mamma.”

 

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