Coprire i bambini di notte perchè non prendano freddo. Come evitare che si scoprano? Che temperatura tenere nelle stanze in cui dormono neonati e bimbi piccoli? E cosa c’entra il grasso bruno con tutto questo?

L’accoppiata sonno e neonati, si sa, è sempre delicata. Ma nelle stagioni meno calde questa strana coppia si arricchisce di un ulteriore protagonista, non sempre gradito: il freddo.

Il freddo viene spesso additato come responsabile di malanni di varia natura. Questo, in genere, non è vero; ma il retaggio culturale è duro a morire. E al di là di questo, è innegabile che dormire al calduccio sia un piacere che non vogliamo certo negare anche ai nostri bambini.

Viene quindi da chiedersi perchè alcuni molti bambini sembrino essere intolleranti alle coperte e facciano di tutto per scoprirsi mentre dormono. E, una volta scoperti, non diano il minimo segno di disagio (ovviamente se non consideriamo il disagio che si scatena in noi a vederli così scoperti). E cosa possiamo fare per tenerli caldi e sedare così le nostre ansie?

Coprire i bambini: un po’ di scienza

Quando è nato il mio primo figlio, in casa è iniziata una nuova pratica: il valzer del termostato. Un momento alzavo, per paura che l’erede prendesse freddo, poi abbassavo, perchè temevo il sudore; arrivava la nonna ed erano subito Caraibi e al ritorno del papà, eccoci catapultati a Oslo. Insomma, per la caldaia non c’era pace. In definitiva, che temperatura è opportuno tenere in casa, quando ci sono i bambini piccoli? E che rischi corrono in caso di freddo (se di freddo possiamo parlare, quando siamo in casa…). La scienza, come sempre, ci viene in aiuto e consolazione.

La scienza, inoltre, ci aiuta anche a spiegare come i bambini riescano a dormire serenamente anche se quando si scoprono. E’ una questione di grasso bruno, quel grasso che hanno anche gli orsi in letargo.

Temperatura consigliata con i bambini

Alzi la mano chi non ha sentito l’irrefrenabile impulso di alzare il termostato non appena vedeva il suo pargolo scoperto. Dovremmo cedere a questo impulso oppure no? La risposta è NO. Alzare il termostato non è la scelta migliore, né per il portafogli, né per l’ambiente. Ma soprattutto non lo è per la salute, nostra e dei nostri bambini.

La temperatura ideale dell’ambiente dove vive un bambino dovrebbe, infatti, essere compresa fra i 18° e i 20°C.

Lo dice il Ministero della Salute italiano, nella guida “Quando nasce un bambino“, specificando inoltre che “la temperatura alta è molto dannosa, perché appena nati i bambini non sono in grado di regolare la propria temperatura, ma prendono la temperatura del luogo dove si trovano. Bisogna quindi fare attenzione a non coprirli troppo soprattutto nel lettino: in questo caso il bambino può presentare un rialzo termico anche superiore a 37° ma questa non è febbre, è solo una “temperatura accidentale provocata” da noi. Essa si abbassa subito scoprendo il bambino e diminuendo la temperatura ambientale.”

Anche la Croce Rossa Italiana e l’Associazione Semi per la SIDS onlus sottolineano l’importanza di tenere una temperatura tra i 18 e i 20 gradi. Inoltre, nelle linee guida di entrambi gli enti, viene indicato di non coprire troppo i bambini, di non avvolgerli stretti nelle coperte e di tenerli lontano da fonti di calore.

Tenere una temperatura moderata in casa, quindi, non è solo una scelta ecologica ed economica, è anche (e soprattutto) una scelta di sicurezza quando c’è un bambino piccolo, in quanto riduce il rischio SIDS.

Ma non è tutto…

Coprire i bambini dal freddo o dagli sbalzi di temperatura

Siamo abituati a pensare che il freddo “faccia male”, ma questo non corrisponde al vero, almeno non nell’accezione che siamo soliti dare a questa frase. É senza dubbio vero che, in condizioni estreme, il freddo può far abbassare la temperatura corporea portando all’ipotermia, una condizione molto pericolosa per l’essere umano. Per fortuna, questa non è una situazione all’ordine del giorno nelle nostre case, eppure continuiamo a temere in freddo in quanto, nei luoghi comuni, il freddo viene considerato responsabile di raffreddori, influenze e malanni di ogni sorta. La scienza, invece, ci dice che non è il freddo in sé a minacciare la salute, sono gli sbalzi di temperatura ed il riscaldamento artificiale. L’aria secca degli ambienti riscaldati, infatti, inaridisce le mucose ed i cambiamenti repentini di temperatura affaticano i meccanismi di regolazione termica, riducendo ulteriormente l’efficienza delle mucose. Agenti patogeni come batteri e virus, che normalmente sono respinti proprio dalle mucose, riescono così a penetrare in profondità nelle vie respiratorie, con comparsa di infezioni come raffreddori e faringiti, ma anche patologie più serie.

La differenza di temperatura tra interno ed esterno, in inverno, espone a sbalzi di temperatura ogni volta che si entra e si esce. Poichè è ovviamente impossibile aumentare la temperatura esterna, quello che possiamo fare per limitare gli sbalzi termici è diminuire la temperatura di casa. Ovviamente, tenere una temperatura in casa simile a quella esterna è impensabile, ma è comunque importante non avere una casa eccessivamente riscaldata. Un buon compromesso è mantenere una temperatura di 18-20 gradi.

Questione di grasso bruno

Ora, dopo tutte queste belle considerazioni, abbiamo abbassato la temperatura del termostato in casa. Eppure non c’è verso che i nostri bambini se ne stiano ben rintanati sotto le coperte; scalciano e si muovono rimanendo spesso scoperti. E, nonostante questo, non sembrano patire il freddo. Ma come mai? La risposta può arrivarci dalla composizione del loro tessuto adiposo.

Il tessuto adiposo è quello strumento che la natura ci ha dato per far fronte al freddo e alla scarsità di cibo, che da sempre rappresentano due grandi minacce alla sopravvivenza della specie umana. Esistono due tipi di tessuto adiposo, quello bruno e quello bianco; entrambi accumulano grasso, ma le loro caratteristiche e la loro funzione finale è differente.

Il tessuto adiposo bianco (meno correttamente grasso bianco) funziona come riserva energetica, permettendoci di non risentire delle fluttuazioni nella disponibilità di energia. Quando l’organismo non ha a disposizione abbastanza zuccheri da bruciare, comincia a produrre energia dal grasso bianco che, da solo, rappresenta la quasi totalità del grasso di riserva.

Il tessuto adiposo bruno, invece, ha la principale funzione di produrre calore in risposta a basse temperature, con un processo di termogenesi che avviene senza brividi. Il grasso bruno è molto diffuso tra gli animali che vanno in letargo, i quali lo usano per tenersi caldi durante i mesi invernali. Nell’uomo, invece, questo tessuto è scarsamente presente, tranne che nelle prime fasi di vita. Nei feti e nei neonati, il tessuto adiposo bruno costituisce circa il 5% del peso corporeo ed è principalmente localizzato nel collo, nelle ascelle, nella schiena, nella parte mediana del torace, nell’addome e nelle cosce. ecco perchè i bambini piccoli non hanno brividi di freddo almeno fino ai 6 mesi di età ed ecco anche perchè spesso i bambini continuano a dormire serenamente anche se si scoprono. Il freddo attiva il grasso bruno che comincia la sua funzione di produttore di calore, mantenendo caldo l’impenitente scalciatore di coperte.

Coprire i bambini di notte

Anche alla luce del fatto che il tessuto adiposo bruno svolge azione termogenica nei piccoletti, l’idea di lasciarli nudi nel lettino a gennaio non appare comunque geniale. E non solo per le coronarie della nonna.

Cosa possiamo usare per coprire i bambini durante la notte? Diverse le opzioni che ci vengono proposte dal mercato.

Coperte & co.

Le coperte (ma anche i piumini o le trapuntine) non sono il sistema migliore per coprire i bambini piccoli durante la notte.

Da una parte, sono piuttosto inefficaci, perché il bambino può facilmente spostarle e ritrovarsi scoperto. Una situazione spiacevole, che però abbiamo visto non essere un dramma.

Più importante è il fatto che lenzuola e copertine possono spostarsi fino a coprire la testa dei bambini, creando troppo calore o inibendo la ventilazione.

Se proprio decidete di utilizzare delle coperte, rimboccatele bene ai piedi del lettino o della culla, il modo che il bordo superiore arrivi solo fino alla parte alta del torace e non possa, quindi, finire sul volto.

Pigiami e tutine

Una buona opzione è quella di scegliere pigiamini e tutine adatti alla notte e che tengano un caldo adeguato alla stagione e alla temperatura della stanza. Da evitare pigiamini troppo pesanti, che facciano sudare i piccoli, otterremo proprio l’effetto contrario a quello desiderato, oltre che sonni interrotti da pianti e disagio.

Una buona opzione è la lana, tessuto notoriamente termoregolatore. L’aria al centro delle fibre di lana assicura che il bambino sia isolato dal freddo e aiuta anche a far evaporare l’umidità dal corpo quando è caldo. Le fibre di lana possono assorbire l’umidità senza dare sensazione di bagnato e quindi sono perfette in ogni condizione termica.

Esistono tutine in lana morbidissime e che non fanno pizzicare la pelle. Ma se l’idea della lana non vi va proprio giù, potete anche optare per il cotone felpato o la ciniglia (morbidissima, ma meno calda). Personalmente non amo invece i tessuti sintetici, come il pile.

Ghettine o tutine con i piedi rendono superflui i calzini.

Sacchi nanna

Una buona opzione per coprire i bambini di notte è usare un sacco nanna.

I sacchi nanna sono una sorta di “copertine a salopette” chiuse in fondo come un sacco e dotati di bretelle che si agganciano sulle spalle del bambino. Ad alcuni sacchi nanna, è anche possibile agganciare delle maniche in modo da coprire anche le braccia. Alcuni modelli, inoltre, presentano la possibilità di separare le gambe, molto utile in caso di bambini che camminano e che, durante i risvegli notturni, hanno l’abitudine di migrare nella camera dei genitori.

Il sacco nanna svolge la stessa funzione di una coperta o di un piumino, ma senza il rischio che il bambino possa scoprirsi o che il suo volto possa venire coperto dal tessuto.

Inoltre, c’è chi sostiene che l’avvolgimento ed il contenimento forniti da un sacco nanna possano agevolare l’addormentamento e ridurre i risvegli notturni. Ma noi, su questo, non ce la sentiamo di farci garanti.

Il sacco nanna può anche essere un’opzione sicura e calda in caso di condivisione del lettone. In questo caso, il bambino starà sopra le coperte del letto, all’interno del suo sacco nanna, evitando il rischio che il piumone gli possa coprire il volto. Oppure che, come accade spesso, la mamma e il papà si trovino mezzi scoperti per tenere al sicuro il pargolo.

Come scegliere un sacco nanna: i TOG

Per scegliere un sacco nanna, bisogna ovviamente selezionare la taglia giusta. Il sacco deve essere abbastanza grande da non costringere il bambino all’interno permettendogli il movimento. D’altra parte, non deve essere eccessivamente grande, altrimenti si corre il rischio che il bambino vi scivoli dentro, con conseguente copertura del viso. Alcune marche e modelli prevedono dei sistemi di regolazione (ai piedi del sacco, sulle bretelle o sotto le braccia), che ne aumentano la longevità.

Ma la taglia non è l’unica cosa da prendere in considerazione; per scegliere un sacco nanna è importante prestare attenzione alla pesantezza. Una misura che ci viene in aiuto, in questo, sono i Tog. Cosa sono, esattamente?

Il Tog è la misura dell’isolamento termico fornito da un materiale, in genere tessile. Il nome deriva da “togs”, termine informale con il quale, in UK, ci si riferisce all’abbigliamento e che origina, probabilmente, dalla parola toga. Il termine tog si presta bene anche all’acronimo inverso “thermal overall grade” (grado termico complessivo).

Lo spessore del sacco nanna, quindi i suoi Tog, va scelto in base alla temperatura che si ha in casa durante la notte. Possiamo comunque individuare dei sacchi nanna estivi, che hanno 0.2 0.5 Tog, sacchi nanna per le mezze stagioni 1-2 Tog e sacchi nanna invernali 2.5-3.5 Tog.

Come vestire i bambini nel sacco nanna

Pigiama sì, pigiama no? Body sì, ma di che tipo? Come sarebbe opportuno vestire i bambini all’interno di un sacco nanna?

Questo dipende dai Tog del sacco nanna e dalla temperatura della stanza. Possiamo trovare una tabella davvero efficace sul sito della Slumbersac, azienda produttrice di sacchi nanna. Non dimentichiamo, però, di tenere in considerazione la natura del nostro bambino e di controllare sempre che non abbia troppo caldo.

Se in inverno, nella stanza dei bambini, si mantengono i 18 gradi, all’interno di un sacco nanna di 2.5 Tog potrà essere sufficiente un body, per bambini calorosi e inclini a sudare. Se invece il bambino è freddoloso, allora sarà più indicato un pigiama a maniche lunghe. In ogni caso, è sempre necessario tenere a mente che “fresco è meglio”, un pigiama di cotone andrà benissimo, all’interno di un sacco nanna con Tog adeguato.

Per verificare che i bambini non abbiano troppo caldo, basterà mettere in atto i consigli della nonna, controllando che la nuca non sia sudata.

E sogni d’oro a tutti.

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Giorgia

Sono Giorgia, adoro i miei cani, il buon cibo, il mare, il sapere, Netflix, i viaggi itineranti e scrivere. Sono un vulcano di idee e progetti, ho sempre qualcosa di nuovo da conoscere e studiare, amo studiare quasi quanto amo gli stuzzichini dell'aperitivo. Ho qualche problema con l'agenda, ma non manco mai un appuntamento. Chi mi ama lo fa senza condizioni.

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