Andare al parchetto con bambini: strategie di sopravvivenza per madri insofferenti.

Ciao, mi chiamo Giorgia e odio andare al parchetto con mio figlio.

Ecco, l’ho detto. Faccio il mio coming out!

Non ho nessun problema a stare con mio figlio all’aperto, intendiamoci. Adoro fare lunghe camminate nel bosco con lui e amo anche passeggiare in città chiacchierando. E’ l’andare al parchetto che mi crea insofferenza, disagio, pessimismo e fastidio. La parte più asociale di me ribolle…

No, perché il problema del parchetto non è l’altalena cigolante o lo scivolo sgangherato. Il mio problema con il parchetto sono gli esseri umani che lo frequentano… e non parlo dei bambini.

Le insidie del parchetto

Negli anni ho stilato una mia personalissima classifica dell’utenza adulta del parchetto. Nella migliore delle ipotesi i bambini sono con la babysitter, nel peggiore con la nonna ansiosa. Se sono con il papà, ti va ancora bene; a parte rare eccezioni, il papà medio non è proprio incline alla chiacchiera o allo scambio di opinioni. Anche se la botta di sfiga è sempre dietro l’angolo anche con la categoria Padre, ad esempio quello che si candida come rappresentante di classe a scuola… E le madri? Beh, lì si gioca tutto sulla fortuna, ma lo capisci subito; se distoglie lo sguardo e l’occhio diventa vitreo, sei a cavallo. Se cambia panchina per avvicinarsi, beh, si preannuncia un lungo, lunghissimo pomeriggio…

Oh, beninteso, il problema è tutto mio. Già ne avevo sentore 15 anni fa, quando potevate trovarmi, intabarrata dietro sciarpa e cappello fino a marzo inoltrato, sul treno che mi portava all’università. Freddo persistente? No, asocialità impenitente, direi.

La maternità non è servita a mitigare la cosa.

In questi anni di frequentazione piuttosto assidua, ho affinato diversi metodi per salvarmi dal pippone da parchetto, oggi voglio condividerli con voi. Perché sostegno alla genitorialità è anche questo…

Ecco per voi le mie..

5 strategie di sopravvivenza al parchetto

1 – Metodo sorridere ed annuire

Devo dire che questo, più che una strategia, è proprio una filosofia di vita applicabile a molti ambiti. In genere, va bene in qualsiasi situazione riteniate inutile investire delle energie:

La vecchietta inacidita vi ammonisce contro il “vizietto” che avete dato portando in fascia?

Il vicino di casa, che non ha e non avrà mai figli, vi mette in guardia dai pericoli del co-sleeping?

La suocera vi stressa perché allattate ancora/non avete allattato/volete svezzare/pensate di aspettare? (…ce ne fosse una che le vada bene…)

La strategia vincente è sempre “sorridere e annuire”, ottimo metodo anti-acido e anti dispendio energetico.

Se la strategia è efficace con la suocera immaginate quanto sarà facile metterla in pratica al parchetto quando vi attaccheranno un pippone sul fatto che non è possibile che le maestre vogliano portare in giardino i bambini anche d’inverno oppure che stiano pensando di accompagnarli in gita usando i mezzi pubblici.

Attenzione, un uso smodato del metodo può creare crampi facciali e torcicollo.

2 – Metodo Kallima

Kallima inachus è una farfalla dell’Asia tropicale con delle ali molto particolari. La faccia superiore delle sue ali, infatti, è molto colorata, ma la loro faccia inferiore imita, in tutto e per tutto, la forma ed i colori di una foglia secca. Così, quando la farfalla Kallima è posata su un ramo con le ali in verticale, essa risulta praticamente invisibile tra il fogliame.

E come Kallima, anche voi potrete sfuggire a socializzazione indesiderata, camuffandovi tra il fogliame del parchetto, basterà adeguare il vostro vestiario alla stagione. Un bel verde prato d’estate, senape e marrone in autunno, un bouquet fiorito in primavera.  D’altra parte, il camouflage è sempre di tendenza.

3 – Metodo apprensione

Fate parte della categorie di mamme che lasciano giocare i propri figli senza scomporsi troppo? Non vi precipitate a salvarli da inesistenti pericoli? Li lasciate arrampicare sugli appositi giochi e salire le scale dello scivolo senza assistenza? MALE, MALISSIMO!!!

Questa vostra filosofia, vi lascerà purtroppo un sacco di tempo per interagire con l’utenza adulta intorno a voi. Avrete il fianco scoperto a conversazioni indesiderate. Un imperdonabile assist per un autogol!

Per sfuggire, appena venite avvicinate da qualcuno, buttatevi all’inseguimento del pargolo, all’urlo di “attento!!! potresti farti male” (per rimarcare ancor di più il vostro status di mamma apprensiva). Proponetegli il vostro aiuto per qualsiasi attività stia compiendo, foss’anche raccogliere pigne e legnetti “eh, non si sa mai cosa potrebbe trovare per terra“.

4 – Metodo smartphone

Questa è l’evoluzione di una strategia che già mettevo in atto quando ero una studente pendolare. Per evitare di imbarcarmi in improbabili conversazioni da treno alle 7.25 del mattino, infilavo le cuffiette (ai tempi categoricamente auricolari) e fingevo alienazione rock indotta. Ciò respingeva anche il più socievole dei compagni di treno dal rivolgermi la parola. Avevo anche provato ad utilizzare un libro per creare una invisibile barriera, ma la strategia bibliofila funzionava molto meno. Il che la dice lunga sul non rispetto della cultura…

Ora, diciamo che all’alba dei 40 l’uso delle cuffiette da parte mia potrebbe essere un po’ anacronistico, ma potrei anche fregarmene. Il fatto è che mantenere l’orecchio ben teso ai richiami del figlio è una condizione indispensabile per la sua sicurezza e la mia salute… mentale. Ma la strategia può essere declinata in una nuova versione usando uno smartphone al posto di un walk-man. Usate il vostro telefonino per immergervi in una conversazione virtuale, digitando incessantemente sul touch screen, leggendo fantomatiche risposte ed assumendo anche espressioni adatte alla conversazione che state sostenendo. Nei casi peggiori, quando qualcuno vi si sta minacciosamente avvicinando, potete anche fingere la telefonata. Ma ricordatevi di togliere la suoneria prima, per evitarvi spiacevoli inconvenienti  (anche se, a ripensarci, l’imbarazzante figuraccia potrebbe comunque trasformarsi in una strategia vincente…)

5 – Metodo giornata uggiosa

Sapete qual è la strategia in assoluto più efficace? No, non l’astinenza da parchetto; che l’astinenza sia un metodo sicuro è fuori di dubbio, ma anche poco praticabile se non vogliamo essere candidati tra i genitori peggiori dell’anno.

Dicevo, la situazione più sicura restando genitori sufficientemente buoni è quella di scegliere momenti a bassa frequentazione. Attendendo che Google inserisca la funzione apposita anche per i parchi gioco ed escludendo l’opzione notturna, io ho trovato la mia soluzione: la giornata uggiosa.

Il cielo coperto, qualche grado meno della temperatura di comfort, una minaccia di pioggia imminente sono molto efficaci nel rendere il parchetto un luogo ostile per la maggior parte delle persone. Ed è proprio lì che voi andrete ad agire.

Non esiste cattivo tempo, esiste cattivo equipaggiamento

Recitando solennemente le parole di Baden Powell per darvi un tono, barderete tutti e con passo di marcia via al parchetto, certi di non trovare nessuno. E se per caso, tra la pioggerellina e la foschia, doveste intravedere qualche umana figura, non temete… è certamente uno dei nostri!

 

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Giorgia

Sono Giorgia, adoro i miei cani, il buon cibo, il mare, il sapere, Netflix, i viaggi itineranti e scrivere. Sono un vulcano di idee e progetti, ho sempre qualcosa di nuovo da conoscere e studiare, amo studiare quasi quanto amo gli stuzzichini dell'aperitivo. Ho qualche problema con l'agenda, ma non manco mai un appuntamento. Chi mi ama lo fa senza condizioni.

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