La macchia mongolica: una sorta di voglia bluastra localizzata a livello del fondoschiena di molti bambini. Una macchia cutanea che ha dato adito a molte leggende nel mondo.

Aggiornamento gennaio 2020

Ma che diamine mai sarà quella macchia bluastra sull’adorato fondoschiena del piccolo? La tutina che lascia giù colore? Il fratellone ha forse disegnato il neonato culetto? Non sarà mica un livido!?! No panic, quella grande macchia sul fondoschiena è probabilmente una innocua macchia mongolica.

Macchia mongolica: molti nomi per una innocua voglia

La macchia mongolica o “macchia blu della Mongolia” è conosciuta dai dermatologi come “melanocitosi dermica congenita”. 

Il nome macchia mongolica fu dato dall’antropologo tedesco Erwin Balz, che, nel 1885, la descrisse nella popolazione della Mongolia. Lo studioso credeva, erroneamente, che la macchia fosse presente solo in questa popolazione, in realtà diverse altre etnie presentano questa caratteristica cutanea, con prevalenza variabile.

In particolare, questa lesione cutanea si osserva nel 90% dei polinesiani e dei micronesiani,  in circa l’80% dei neonati asiatici e tra l’80% e l’85% dei nativi americani. Anche poco meno della metà dei bambini in America Latina nasce con macchia mongolica, spesso quei bimbi con discendenzae extraeuropee. In Europa, invece, la macchia è piuttosto rara: solo il  5-10% dei bambini di origine caucasica nasce con la voglia blu sul fondoschiena.

Cos’è la macchia mongolica

La macchia mongolica appare come una (o più) macchia piana con dimensione variabile (da meno di 1 cm a più di 10 cm di diametro) di forma irregolare e bordi ondulati; il colore più comune per la macchia mongolica è l’azzurro-bluastro, ma ce ne sono anche in diverse varianti cromatiche: grigio-blu, nero-blu o marrone scuro. In genere si colloca nella regione lombare e in quella sacrale, raggiungendo la parte alta delle natiche e l’apice del solco che si crea tra i glutei. Molto più raramente, la macchia mongolica può presentarsi su arti, torace, spalle o altre parti del corpo. In casi ancora più rari,  la macchia mongolica si localizza sul viso: in questo caso si parla di forma aberrante.

In qualsiasi localizzazione, si tratta di una manifestazione benigna che non arreca il minimo disturbo al pargoletto e non evolve in altro.

macchia mongolica

A cosa è dovuta

I melanociti, cioè le cellule deputate alla produzione di melanina, sono normalmente presenti a livello dell’epidermide di adulti, bambini e neonati, ma anche dei feti prima della nascita. In realtà, queste cellule sono presenti nell’embrione già all’inizio della decima settimana di gestazione, ma sono collocate a livello del derma, cioè nello strato della cute che sta sotto l’epidermide. Tra la 11ma e la 14ma settimana di gestazione, i melanociti cominciano a migrare verso la loro sede definitiva, cioè l’epidermide; dopo la 20ma settimana, nel derma non si trovano più melanociti, un po’ grazie alla migrazione e un po’ perché quelli che non riescono a migrare vengono eliminati dai macrofagi.

Il fallimento di questi meccanismi di migrazione e di eliminazione porta all’intrappolamento di melanociti nel derma e, di conseguenza, alla formazione di una macchia cutanea: la macchia mongolica.

Quando compare 

La macchia mongolica può essere presente fin dalla nascita oppure può comparire nei primi mesi di vita, sia nei neonati maschi che nelle neonate. 

Intorno all’età di 1 anno, raggiunge la maggiore pigmentazione e poi comincia a sbiadire, per svanire del tutto prima dei 6 anni. In alcuni casi, la macchia viene definita di tipo estensivo e svanisce molto lentamente, persistendo fino alla pubertà; eccezionalmente, essa non regredisce mai (forma persistente).

Cosa fare

La macchia mongolica può essere paragonata ad una voglia o ad un neo, pertanto non richiede alcun tipo di trattamento. Tra l’altro, nella maggior parte dei casi, sparisce spontaneamente prima dell’adolescenza e non sono mai stati riportati casi di degenerazione maligna di questo fenomeno cutaneo.

Leggende legate alla macchia mongolica

Le leggende antiche legate all’origine della macchia mongolica sono svariate.

In Corea, ad esempio, si sosteneva che la macchia fosse un livido provocato da uno spirito sciamano, Samshin Halmi, che schiaffeggia il sederino dei bambini per accelerare il parto.

I cinesi, invece, lo considerano un “marchio” dato dal dio per incoraggiare i nuovi nati a iniziare una vita sulla terra. Un’altro mito cinese, invece, parla del Re degli Inferi che calcia e pungola chi è riluttante alla reincarnazione: più grande il livido, maggiore è la riluttanza.

I racconti di macchie mongoliche vengono anche riflessi nel termine messicano, “la patada de Cuahutemoc” (calcio di Cuahutemoc). Un mito simile viene tramandato anche in Kirghizistan, dove si crede che la Madre Celeste, protettrice dei bambini, schiaffeggi delicatamente il bambino ancora in grembo per congratularsi con lui di essere divenuto parte della Terra.

In ogni caso, i Mongoli sono estremamente fieri della macchia mongolica che contraddistingue i neonati della loro discendenza.

Un vero e proprio tratto distintivo che parte da Gengis Khan e che viene tramandato di generazione in generazione, nei discendenti del conquistatore. Una macchia che assomiglia ad un timbro di appartenenza.

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Giorgia

Sono Giorgia, adoro i miei cani, il buon cibo, il mare, il sapere, Netflix, i viaggi itineranti e scrivere. Sono un vulcano di idee e progetti, ho sempre qualcosa di nuovo da conoscere e studiare, amo studiare quasi quanto amo gli stuzzichini dell'aperitivo. Ho qualche problema con l'agenda, ma non manco mai un appuntamento. Chi mi ama lo fa senza condizioni.

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