Il 15 ottobre ricorre il Babyloss Day, la Giornata Mondiale della Consapevolezza del Lutto Perinatale. E c’è ancora tanto lavoro da fare per accogliere le famiglie che vengono colpite da un lutto perinatale. 

Ogni giorno, in Italia, quindici bambini nascono morti nella seconda metà della gravidanza o muoiono entro il primo mese di vita. E il 15-25% delle gravidanze esita in un aborto nel primo trimestre di gravidanza. Un lutto che colpisce le famiglie e che spesso non viene riconosciuto nè dalle persone vicine, nè dal personale sanitario e non che circonda queste mamme e questi papà.

La nostra psicologa ci parla della sua esperienza e ci fornisce qualche spunto per approcciarci alle famiglie, sottolineando come sia importante che le famiglie colpite da lutto perinatale siano ascoltate, con il cuore.

La testimonianza

Ho pensato per giorni a cosa scrivere sul lutto perinatale, argomento molto delicato, che tocca nel profondo.

Ci sono già tanti interventi e articoli che spiegano in modo molto professionale tutti gli aspetti psicologici implicati e come superare il lutto.

Così ho deciso di scrivere ascoltando più la pancia, di scrivere per la prima volta come donna e come mamma di una bimba mai venuta alla luce. E ho deciso di scrivere un po’ per tutti perché ci si incentra quasi sempre sulla mamma. Cosa giustissima, ma la mamma sa cosa sta vivendo… il mondo che la circonda e in cui è immersa, invece, non sempre comprende appieno.

Metto le mani avanti così che nessuno se la prenda.

Perdere la creatura che si porta in grembo è un lutto grandissimo che ognuno affronta ed elabora a suo modo e con i suoi tempi. Io ammetto di averci messo degli anni per elaborarlo bene. A livello psicologico le dinamiche che si innescano sono molteplici e diverse da persona a persona e da situazione a situazione.

Il mio lutto perinatale

La mia prima gravidanza era gemellare, ma poco dopo la fine del terzo mese ho perso la gemellina di mio figlio. Il mio è stato un caso complicato a livello medico, che ho subito ovviamente anche a livello fisico e psicologico. Il mio processo di elaborazione del lutto è stato lungo, è durato tanti anni.

Al momento della perdita avevo nel mio grembo un altro bambino che voleva nascere e non mi ero potuta soffermare sul lutto per ovvi motivi. Più avanti, sceglierle un nome è stato fondamentale. Mi ha riconnesso a quel momento di perdita e ha dato legittimità all’essere madre anche di un’altra creatura. Non so davvero se fosse una femmina; ma io avevo avuto la sensazione di aspettare una femmina e un maschio sin da subito.

Scegliere un nome con cui chiamarla significava che mia figlia era esistita ed io ero la sua mamma. Con questa prima consapevolezza ho affrontato un percorso personale che mi ha portato a “lasciarla andare” con serenità. Aver preso consapevolezza ed elaborato il lutto non significa che io non pensi più a lei. La penso, immagino come sarebbe stata “da grande”… questo lo farò per tutta la vita perché nel mio cuore lei c’è e rimarrà per sempre.

Elaborare il lutto vuol dire che ora riesco a pensare e a parlare di cosa ci è accaduto senza farmi sopraffare dalle emozioni e perdere l’orientamento.

All’inizio mi ero sentita vuota, in colpa e con tanta rabbia. In colpa perché il mio corpo non era stato un “buon contenitore” per lei, forse avevo sbagliato qualcosa. Rabbiosa perché non sarebbe dovuto succedere. Ma ho capito che a volte le cose accadono perché devono andare così. Certe cose non ce le possiamo spiegare e non c’è nessuna colpa per azioni o pensieri.

Per chi vive il lutto perinatale

Ci sono alcune cose che avrei voluto sentirmi dire e altre che forse avrebbero dovuto dire a chi mi stava accanto, per permetter loro di comprendere meglio. Ecco perchè ora vorrei dedicare alcune parole a chi vive il lutto perinatale

Alle mamme 

Vi offro un grande abbraccio. Il dolore immenso che provate, il senso di vuoto, lo smarrimento, la rabbia col tempo si trasformeranno fino a diventare qualcosa che piano piano farà meno male. Non posso dire quanto tempo ci vorrà. Ma non chiudetevi, parlate con altre donne del vostro dolore e della vostra esperienza vissuta. Fatevi aiutare. Non siete sole.

Ai papà

State accanto alla vostra compagna. Per voi il ruolo non è facile, ma ascoltatela e raccontate anche il vostro dolore per la perdita. La condivisione in coppia può aiutare moltissimo.

Alle figure sanitarie

E’ importante che ricordiate che dietro un corpo ed una procedura medica c’è una donna e una mamma terrorizzata; una persona che vorrebbe soltanto scappare da ciò che le sta succedendo. Spesso, prima di tante parole e spiegazioni, vorrebbe soltanto che qualcuno le tenesse la mano in silenzio.

A tutte le altre persone accanto alla famiglia

Siate di supporto. Astenetevi da commenti tipo “Meglio subito che più avanti”, perché un lutto è un lutto e non ce n’è uno più grave di un altro. Esclamazioni come “Sei giovane, hai tanto tempo” oppure “Dai su, un figlio almeno lo hai”, credetemi, non sono frasi consolatorie…

Ascoltate col cuore il lutto di una madre, questo basta.

Per informazioni e supporto: http://www.ciaolapo.it/

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