“Ok il test è positivo, sì non c’è dubbio, incinta 3+… era il 10 di luglio e io nell’ordine avevo già organizzato: tre giorni a Parigi a fine mese e un on the road in Florida, con tappa a New York e Washington per i primi di agosto… Sono stata assalita dal panico!!! Panico non perché fossi incinta, quello è arrivato dopo, ma perché non sapevo se sarei potuta partire. Davvero non avrei più potuto viaggiare???

Iniziò cosi la mia avventura di viaggiatrice e futura mamma

A mezz’ora dal test positivo le prime nausee, potere della mente.
Decisi che comunque una domanda alla ginecologa andava pur fatta, e quindi le raccontai dei miei progetti di viaggio; ad ogni dettaglio il suo volto assumeva una smorfia sempre più perplessa, quando arrivai a parlare degli Stati Uniti, la cara donnina ormai bianca come il suo camice disse: ”insomma è un viaggio impegnativo, se proprio non ne può fare a meno…ci sono tanti bei posti vicini…”. No, non potevo farne a meno, non ne vedevo il motivo in realtà, come si dice “la gravidanza non è una malattia” ed io, sonnolenza a parte, mi sentivo benissimo. Reali controindicazioni? “Nessuna… solo prudenza, è incinta”.

La decisione non poteva essere che una: si può fare!

E oggi che Eva ha già compiuto tre anni vi confermo che si può fare, che si deve viaggiare! Perchė chi ama viaggiare, amerà farlo ancor di più con i propri figli.
Il primo viaggio di Eva quindi è stato a Parigi, puntino di poche settimane nella pancia della mamma. Devo dire la verità, se non ci fossero state le nausee a tenermi compagnia, non mi sarei nemmeno accorta di essere incinta. Abbiamo camminato, visitato, patito il caldo del mezzogiorno e affrontato più volte al giorno la simpatica salita che dalla fermata della metro ci portava al nostro alberghetto a Montmartre. Sì, perchė non volevo certo perdermi la collina più famosa di Parigi! Ma, a parte la stanchezza del viaggiatore, niente da segnalare. Ammetto di aver portato una scorta di crackers in valigia, ma trattandosi di solo bagaglio a mano, è stata comunque una scorta contenuta.
Nessun particolare accorgimento, se non l’assunzione di acido folico e il non mangiare affettato e verdura cruda, ma tanto Parigi non la ricorderemo di certo per la sua superba cucina.
Tornati da Parigi con ancora nel naso il profumo che le boulangerie riversavano ad ogni angolo di strada, faccio i prelievi e scopro di essere immune a Toxo e Citomegalovirus, ringrazio l’ultimo viaggio in Malesia, e comincio a preparare i bagagli: un volo Milano-Miami via Francoforte ci attende.

Care future mamme, non vi tedierò raccontandovi il mio viaggio, ma proverò a dirvi a cosa fare attenzione, secondo la mia esperienza.
Una cosa fondamentale quando si affronta un viaggio negli Stati Uniti, ma in generale al di fuori della UE, è quello di stipulare un’assicurazione medica che abbia dei massimali molto alti diciamo dal milione di euro in su, questo perchè la sanità è tanto efficiente quanto costosa. Tremendamente costosa. Una buona polizza permette, in caso di necessità, di avere tutta l’assistenza del caso, e questo naturalmente a prescindere dalla gravidanza.
Un on the road prevede lunghi spostamenti in auto, inserite qualche sosta in più, per sgranchire le gambe e per fare pipì, negli Stati Uniti i bagni pubblici sono quasi sempre immacolati e dotati di copri water usa e getta. Non fatevi mai mancare una bella scorta di acqua sempre fresca, basta acquistare un frigorifero di polistirolo al primo Walmart che incontrate e ogni mattina riempire i sacchetti gelo alle ice machine gratuite dei motel. Questo permette di avere sempre anche della frutta fresca in auto, lavatela bene sotto l’acqua corrente e niente ammolli con Amuchina, per carità!
Il cibo in America non è un problema; l’offerta è ampissima, ognuno sceglierà in base alle proprie abitudini alimentari, questo per dirvi che non esiste solo il classico fast food.
Poi, ehm poi…… ecco poi niente altro.
Noi abbiamo fatto una parte di  Florida da Miami passando per Key West, visitando le Everglades, risalendo da Marco Island, Naples, Sanibel, Sarasota, Siesta Key, Clearwater, fino ad arrivare a Tampa, da lì con un volo interno siamo arrivati a New York e dopo 5 giorni con un pullman della Megabus siamo andati a Washington, tappa finale del nostro primo viaggio negli States (si perché poi ne sono seguiti altri due….). Il tutto in tre meravigliose settimane.

Al rientro dal nostro viaggio, il tum tum piu bello del mondo: il cuore di Eva che batteva forte forte.

Viaggiare si può e per me è proprio un bisogno da soddisfare. La cosa importante, è rispettarsi, ascoltare il proprio corpo, coglierne i segnali; vi renderete conto se state esagerando, ve lo farà capire, modificherete il programma, rallenterete se necessario.

Ma state viaggiando e continuerete a farlo e l’emozione del vostro primo viaggio da mamma sarà un bellissimo ricordo.

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Giovanna

Giovanna alias Giò, amo viaggiare, scrivere, leggere, preparare dolci e mangiare cioccolato fondente. Ho anche una certa propensione ad accumulare scarpe, Quando mi appassiono ci metto l'anima, ma non cedo facilmente alle mode passeggere o alle lusinghe. La mia prima risposta e' sempre no, da buona bilancia amo ponderare tutti i pro e i contro almeno millemila volte. Chi mi ama lo fa per sempre.

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