Ottobre è il mese internazionale per la prevenzione del tumore al seno. L’ostetrica Veronica Pozza ci racconta la storia di Marina.

Tumore al seno: la storia di Marina

Marina la conosco da tempo, ma come capita, anche se abitiamo a qualche metro di distanza, ci siamo perse di vista. L’ho rincontrata qualche tempo fa al parco e ovviamente nel 2015 cosa ci siamo dette dopo l’incontro? “Ehi ti chiedo l’amicizia su Facebook!” Ed ecco che da Facebook conosco la sua storia.

Semplice farlo perché Marina pubblica spessissimo quello che riguarda il suo cancro al seno.

Si esatto ve lo scrivo nudo e crudo, senza preamboli, esattamente come l’ho scoperto io guardando la sua pagina e come lo ha scoperto lei… “Stavo per smettere di allattare, la bambina aveva nove mesi, e sento un nodulo. Ma sai in allattamento non capivo se era il seno pieno o altro però a differenza del solito non andava via”. Marina fa quindi un controllo, un’ecografia, una mammografia, un ago aspirato, un primo intervento, un secondo, un terzo… insomma inizia il vortice.

Marina mi racconta della sua storia mentre i nostri figli giocano di là. Già una storia così va veloce, scorre, poco tempo per soffermarsi è meglio dire tutto come fosse un fiume. In più i bambini vociano, urlano e noi corriamo ancora di più nel racconto.

Quando ci sono i bambini Marina non dice TUMORE ma biascica un po’ la parola. Il resto del racconto invece è chiaro, netto, definito.

Lei è curiosa, credo per natura, mi chiede se i medici, i ginecologi, le ostetriche devono palpare il seno alle pazienti. Le dico sì, certo e inviare a senologo per consulto se si ha anche il minimo dubbio. Lei riflette un secondo e mi dice “Questo è importante! Scrivi che le donne devono pretendere che chi le segue palpi il loro seno e che si rivolga a un senologo se c’è un dubbio, anche piccolo! E poi vedi, facciamo sempre mille visite ma mai da un senologo, perché?”

Me lo sono chiesta anche io, mi sono chiesta cosa sanno le donne del loro DIRITTO sul seno? Bè brevemente vi dico che è importante che le donne ricevano durante le visite una palpazione del seno e che dai 20 anni applichino costantemente l’esame dell’autopalpazione comunicando al medico ogni dubbio. Dai 40 anni invece sarebbe importante mettere in agenda l’appuntamento con un SENOLOGO! Dai 50 anni avete diritto ad eseguire attraverso il sistema sanitario nazionale una mammografia di controllo. (in alcune regioni questo esame avviene a partire dai 40 anni e ogni anno fino ai 49). Se in anamnesi (raccolta dati) avete storie di tumore agli organi genitali (primari o secondari) il vostro medico potrà darvi indicazioni diverse rispetto ai controlli da effettuare.

Anche Marina ha scoperto la malattia attraverso l’autopalpazione anche se non la stava praticando in modo sistematico.

Ma come si esegue la palpazione del seno?

Va eseguita una volta al mese tra il 7° e il 14° giorno del ciclo. Alla parola palpazione aggiungiamo una altrettanto importante, osservazione, vien da se quindi che dovrete effettuarla allo specchio così da poter osservare meglio le mammelle, eventuali asimmetrie, zone discromiche, secrezioni dai capezzoli. La palpazione deve seguire alcune semplici regole: mano a piatto che sonda il terreno facendo piccoli cerchi dall’incavo ascellare al capezzolo, ai lati dello sterno, nella zona dell’areola. Ecco un video molto utile per apprendere la tecnica:

http://video.d.repubblica.it/attualita/seno-come-si-fa-l-autopalpazione/3436/3530

Anche Marina è d’accordo che si parli di autopalpazione, ma c’è una cosa che le interessa dire, anzi più d’una ma su una insiste, me lo chiede un paio di volte, tra la cucina e la cameretta dei bimbi. Le dico “Sai Marina, spesso le donne colpite dalla malattia alla fine la vedono come un’opportunità per cambiare vita”. Lei si agita, di quella agitazione bella, eccitazione direi e mi spara “RESILIENZA, devi parlare della resilienza”. La resilienza, in poche parole, è la capacità di un individuo di trasformare un evento traumatico, drammatico in un’opportunità. Marina e molte altre hanno riorganizzato positivamente la propria vita dopo il cancro, quasi costrette a dire “Grazie” a quanto accaduto, in barba a quella malattia. Quando lo ho detto a Marina ho esitato, mi sembrava una frase forte “dire grazie al cancro” ma lei decisa mi ha detto “Sì, sì, altrimenti non sarei quella che sono ora”… quella Marina vestita di rosa, che corre come una matta insieme alle altre, alle resilienti, alle Pink!

http://pinkisgood.it/wp/

Marina racconta che non ha mai pensato di non farcela, che per lei è stato importate dirlo, raccontarsi, per sensibilizzare, esorcizzare, perché le persone sapessero esattamente cosa stava accadendo e perché i suoi ricci ribelli non c’erano più.

Marina è davvero una tipa tosta, ma questo non per il tumore al seno, non lo dico come commiserazione, non mi fa pena, mi fa gola una così, una che corre, che parla in fretta, che ride di gusto, con la voce!

Mi chiede di dirvi un’altra cosa, importante, soprattutto per chi si trova colpita, per chi sta programmando esami e interventi.

Pensate al fattore estetico. Non sentitevi in colpa di pensare che il vostro seno sia importante anche esteticamente, pretendete una buona e collaudata tecnica chirurgica, fatevi mettere al corrente di cosa intendono fare e confrontatevi con chi ci è già passato.

Ogni volta che guarderete il seno, se il risultato estetico sarà brutto, farete più fatica a prendere il buono di questa storia, della vostra storia.

 

Ringraziamo di cuore Veronica Pozza, ostetrica dello studio “A casa con te”, che ha scritto e ci ha mandato questo articolo. E ancora più di cuore ringraziamo Marina per la sua importantissima testimonianza. 

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Giorgia

Sono Giorgia, adoro i miei cani, il buon cibo, il mare, il sapere, Netflix, i viaggi itineranti e scrivere. Sono un vulcano di idee e progetti, ho sempre qualcosa di nuovo da conoscere e studiare, amo studiare quasi quanto amo gli stuzzichini dell'aperitivo. Ho qualche problema con l'agenda, ma non manco mai un appuntamento. Chi mi ama lo fa senza condizioni.

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