Svezzamento, tappa importante per ogni famiglia, ma spesso anche fonte di ansia e preoccupazioni. Farò bene? Farò male? E se non mangia abbastanza? Queste e tante altre domande affollano la testa delle neo mamme quando si trovano a dover affrontare questa nuova tappa di crescita dei loro bambini.

Ho pensato di scrivere questo post, perchè mi è capitato spesso di imbattermi in mamme in preda ad “ansia da svezzamento”. Ho pensato quindi che condividere il mio percorso potesse aiutare qualcuna a prendere questo momento con maggiore leggerezza.

Io ho cercato di vivere questa esperienza in maniera piuttosto personale, perciò non ho intenzione di fornirvi le sacre scritture per lo svezzamento perfetto. Semplicemente vi racconterò di come io e la mia bambina abbiamo affrontato questa tappa di crescita. Uno dei mille modi. Perchè nessuno potrà fornirvi la chiave, la troverete insieme ai vostri bimbi, magari lasciandovi guidare un po’ anche da loro. Ricordiamoci sempre che il bambino è competente. E più di tutto manteniamo la calma, sarà la nostra miglior alleata!

Premessa

Quando abbiamo cominciato lo svezzamento  per il primo mese ho preparato le pappe. Anche io come tante mamme ho ricevuto dal nostro pediatra un foglietto in cui si riportavano le indicazioni su come preparare il famoso brodo vegetale, con quali tempistiche inserire i cibi e come comporre ogni pasto.

Ammetto che prima di allora qualche informazione l’avevo ricercata, non mi ero ancora imbattuta nell’autosvezzamento, ma una cosa l’avevo scoperta, l’introduzione precoce (*) dei cibi riduce il rischio di intolleranze o allergie. Il mio pediatra nonostante fosse abbastanza vecchio stampo, su questo specifico aspetto si era rivelato “sul pezzo” – non che mi servisse la benedizione del medico – ma l’idea che io non fossi completamente sciroccata mi sembrava da non sottovalutare.

(*) ovviamente, il termine precoce è da intendersi come “ragionevolmente precoce”, vale a dire rispettando comunque i tempi dettati dall’OMS per l’introduzione dei cibi solidi. Niente mela ai neonati, niente pappe date con biberon per fregare il fisiologico riflesso di estrusione e via discorrendo.

Che l’avventura svezzamento abbia inizio

Per una settimana ho preparato il famoso brodo vegetale, patata, carota, zucchina, e bieta. Di certo la brodaglia era assolutamente insapore. Ho frullato le verdure e composto il piatto con una farina, olio evo e parmigiano. Noi abbiamo usato da subito le farine di farro, avena e multicereali.

Mentre intravedo una sequela di occhi sbarrati, provo ad anticipare la domanda:

Non hai usato mais e tapioca?” (RECITATO CON VOCE CANTILENANTE)

No. Lo confesso. Mai.

E rilancio chiedendo: “ma voi, comunemente, mangiate mais e tapioca?

Noi no ecco. Quindi l’idea di proporlo ad Eva non mi era passata nemmeno un attimo per la testa… sarà senza dubbio buonissimo, molto digeribile, ma noi temo che non lo sapremo mai.

La prima settimana quindi ho preparato la sbobba. Sì perché di sbobba si trattava, o almeno Eva la viveva come la sbobba. Lei mostrava un chiaro interesse per il cibo, ma ho capito poi che era cibo vero quello che le interessava. I primi veri segnali li ho avuti quando ha cominciato ad arraffare dei grissini al sesamo che erano alla portata delle pargolette manine. Ciucciare quei grissini la rendeva davvero felice.

La svolta a tavola

Ok, dico la verità, solo dopo una settimana di brodini all’acqua e verdurine insapore mi ero già rotta le palle a dismisura. Quindi, memore del potere dell’inserimento precoce, ho deciso di fare un passato di verdure vero, con le verdure, di stagione, ma tante. Lo avremmo mangiato tutti condividendo non solo la tavola, ma anche il pasto.  E così è stato. Il gusto era notevolmente migliorato, la consistenza, l’interesse di Eva, insomma, cominciavo a sentire che la cosa stava iniziando a funzionare. E poi non dover più preparare la sbobba aveva un po’ allentato i miei sensi di colpa.

Da qui io ho cominciato ad inserire tanti altri alimenti. Alimenti e non omogeneizzati. Omogeneizzati certamente controllati, delle oasi biologiche, ipersupernaturali. Ecco no, tutta questa naturalezza l’ho lasciata sugli scaffali dei supermercati.  Ho acquistato prodotti freschi scegliendo ciò che avremmo mangiato tutti, con un occhio attento alla spesa, rispettando le stagionalità dei prodotti, prediligendo il fresco al conservato.

La faccio breve che altrimenti ci annoiamo, all’alba dei sette mesi ho provato a proporre il cibo sminuzzato e la mia buona forchetta non se lo è fatto ripetere due volte, ha sgranato gli occhi e aperto la bocca tipo forno. Vederla mangiare di gusto, mi ha fatto superare ogni remora. Il mio pediatra credo abbia dato per scontato che io continuassi a frullare il cibo anche dopo i dodici mesi, ma alla fine chi sono io per togliere ad un bravo medico questa piccola illusione?.

Io mi svezzo da sola

Da lì a poco, Eva ha inoltre deciso che si sarebbe emancipata dal “cucchiaino di mamma” e quindi si è aperto un nuovo capitolo dell’avventura svezzamento: “io mangio da sola”. Con buona pace del pavimento, del seggiolone e di gran parte della cucina. All’inizio ho tentato una collaborazione a 4 mani, ma ben presto sono stata sollevata dal ruolo di imboccatrice ufficiale.

Tante mezze penne ci hanno separato dall’uso corretto delle posate, ma siamo sempre state serene e abbiamo mangiato con gusto. Ed oggi assaggiamo ogni cibo nuovo con viva curiosità.

Il che non vuol dire che si ingurgiti qualsiasi cosa. Eva ha dei gusti ben definiti e per certi versi bizzarri. Non mangia il pomodoro crudo, nessun tipo. Ogni estate ci riproviamo, lei assaggia speranzosa, ma il responso è sempre lo stesso: “buonino mamma” che tradotto significa: non lo mangerei nemmeno fosse l’unica cosa commestibile nel raggio di 10 km. Lo stesso dicasi per il melone, l’anguria e la zucca. Poi si scofana nigiri e hossomaki come se non ci fosse un domani, ma questa è un’altra storia.
E alla domanda: “ma non hai mai avuto paura che si strozzasse?” No, io non ho mai avuto questa paura (nel bene o nel male fa parte del mio carattere), ma frequentare un corso di manovre di disostruzione pediatrica è sicuramente un buon aiuto, per tenere sotto controllo l’ansia del genitore.

Buono svezzamento sereno, qualsiasi strada deciderete di intraprendere.

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Giovanna

Giovanna alias Giò, amo viaggiare, scrivere, leggere, preparare dolci e mangiare cioccolato fondente. Ho anche una certa propensione ad accumulare scarpe, Quando mi appassiono ci metto l'anima, ma non cedo facilmente alle mode passeggere o alle lusinghe. La mia prima risposta e' sempre no, da buona bilancia amo ponderare tutti i pro e i contro almeno millemila volte. Chi mi ama lo fa per sempre.

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