Spesso dietro a persone all’apparenza serene si nascondono esperienze di vita che non immaginiamo. Non diamo mai per scontato nulla, usiamo tutti gli strumenti a nostra disposizione per superare gli ostacoli e concediamoci di vivere la nostra vita pienamente.

Storie di ordinaria normalità

Sono nata affetta da cataratta congenita. La cataratta è una patologia che colpisce il cristallino, la lente contenuta all’interno del nostro occhio, rendendolo opaco già alla nascita o entro i primi mesi di vita.

Siamo abituati a considerarla una patologia che caratterizza l’età senile, ma non è sempre così

Un bambino su 7500 circa presenta cataratta congenita.

Se non viene adeguatamente trattata, la cataratta compromette in maniera permanente lo sviluppo visivo del bambino, determinando un deficit che va dall’ambliopia (diminuzione dell’acutezza visiva) fino alla cecità. L’ambliopia è infatti curabile ma solo se diagnosticata e trattata precocemente. La cataratta congenita è ancora una delle principali cause di cecità in età pediatrica, considerando che è responsabile di circa il 10-15% di tutte le cecità infantili.

In due casi su tre, la malattia è a carico di entrambi gli occhi (cataratta bilaterale congenita).

Io sono stata fortunata. Sono nata con un solo cristallino opacizzato. La cataratta avrebbe potuto essere bilaterale e le conseguenze sarebbero state molto più importanti.

Ho cominciato la mia storia di chirurgia oculistica a 2 anni e mezzo; negli anni ho collezionato un ampio campionario di interventi e di patologie secondarie:

  • Strabismo: celo (con il carico di 3 interventi di correzione)
  • Ptosi palpebrale: celo (solo un intervento correttivo)
  • Distacco di retina: celo (con ricaduta post intervento: bingo!)
  • Glaucoma secondario: celo
Il totalizzatore arriva a 8 operazioni, di cui circa la metà prima di compiere 12 anni.

La cataratta mi ha lasciato in eredità un occhio sinistro gravemente ipovedente; più vicino alla cecità che alla visione, a dire il vero. La visione mono-oculare ha un impatto importante sulla percezione della profondità, per questo io non ho una “normale” visione a tre dimensioni. Non so spiegarvi esattamente in cosa differisca da una visione bi-oculare; non avendo mai visto con entrambi gli occhi, non posso fare un confronto. Per me, la mia visione è la normalità. E a volte porta pure dei vantaggi. Usare un microscopio è molto più semplice se non devi calibrare e “sintonizzare” la visione dei due occhi. E poi, ho sempre un’ottima scusa per giustificare i miei parcheggi…ehm… approssimativi.

Sono stata fortunata. Ho avuto sempre accanto a me la mia mamma e la mia storia medica non mi ha impedito di condurre una vita piena, divertente e con i miei piccoli-grandi successi (parcheggi a parte, beninteso).

Sono stata fortunata anche perchè accanto a me ho avuto una famiglia che mi ha sempre sostenuto e che mai ha dubitato che io potessi raggiungere ogni obiettivo che mi fossi prefissata.

Sono stata fortunata perchè ai miei amici non è mai importato molto del mio occhio e hanno continuato a prendermi in giro senza pietà per i parcheggi di cui sopra.

Uno dei ricordi più commoventi che racconta mia mamma di quando sono stata operata di cataratta, a due anni e mezzo è l’amicizia che era nata con un’altra piccola paziente della clinica. La bimba era poco più grande di me ed era ricoverata per qualcosa di correlato alla sua ipoacusia.

Dopo l’intervento io probabilmente avevo dolore all’occhio e per diversi giorni mi sono rifiutata di aprire entrambi gli occhi. Almeno così mi racconta mia mamma, perchè io non ne ho, ovviamente, memoria. In quei giorni di buio, la mia piccola amica si prendeva cura di me e mi conduceva per mano per la stanza e nel corridoio del reparto.

Lei mi guidava usando la sua vista, mentre il mio udito era al servizio di entrambe, ad esempio fermandomi nel corridoio, quando sentivo che le nostre mamme ci chiamavano per rientrare in stanza. Non ci siamo mai più incontrate, ma credo che il nostro modo di superare le barriere ci abbia unite molto per il poco tempo che abbiamo trascorso insieme.

Penso ora a quella bambina, di cui nemmeno la mia mamma ricorda il nome e mi domando se anche lei, come me, è riuscita a vivere la sua vita pienamente. Mi auguro che lei abbia trovato una soluzione personalizzata e su misura che abbia permesso anche a lei di vivere serenamente tutte le sue tappe di crescita.

Superare gli ostacoli e tornare sereni

La mia esperienza di vita mi ha insegnato quanto sia importante l’inclusione sociale. Una condizione in cui tutti gli individui vivano in uno stato di equità e di pari opportunità, reale ed anche percepita. E l’inclusione sociale non dovrebbe essere negata a nessuno, anche se a volte le diversità portano ad isolarsi.

Non lasciate che le persone a voi vicine non si sentano più parte attiva della loro e della vostra vita, aiutatele a tornare serene seguendo i consigli di professionisti che li aiuteranno nella scelta delle migliori soluzioni personalizzate.

Potete prenotare una visita di controllo gratuita presso un centro Amplifon attraverso la compilazione del modulo call me back, vi contatteranno al massimo entro 10 minuti.

Oppure chiamate direttamente il numero telefono 800 046 385. Non perdete l’occasione di vivere la vostra vita pienamente.

 

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Giorgia

Sono Giorgia, adoro i miei cani, il buon cibo, il mare, il sapere, Netflix, i viaggi itineranti e scrivere. Sono un vulcano di idee e progetti, ho sempre qualcosa di nuovo da conoscere e studiare, amo studiare quasi quanto amo gli stuzzichini dell'aperitivo. Ho qualche problema con l'agenda, ma non manco mai un appuntamento. Chi mi ama lo fa senza condizioni.

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