Come sono messe le vostre giornate?

Il suono della sveglia mattutina è il primo di una serie di meccanismi ben incastrati, che fanno sì che le nostre giornate siano un perfetto accettabile susseguirsi di azioni che si ripetono giorno dopo giorno.

Sveglia, pipì (e se siamo fortunate, la prima della giornata riusciamo a farla senza spettatori sotto il metro di altezza), doccia, sveglia i bambini, prepara la colazione, risveglia i bambini che non ne vogliono sapere di alzarsi, lancia un urlo non troppo isterico, colazione, bambini che ciondolano e tempo che scorre, urlo un po’ più isterico, colazione finita.

Prepara da 1 a numero illimitato di bambini (dai 2 in su, tanta stima) e nel mentre vestiti e truccati o almeno provaci.

Ora ci sono le “fortunate” che hanno il marito/compagno che non va a lavorare all’alba e che quindi può accollarsi la sua dose di rogne mattutine, e poi ci sono quelle che invece “tutte le rogne sono mie”. (Quelle che svalangano l’intera dose di rogne perchè escono prima della sveglia famigliare sono esseri a metà tra la beatitudine e la dannazione…)

A questo punto esci di casa con il suddetto numero x di figli, che potresti aver diviso equamente con il padre e compi la missione “consegna bambini” a scelta tra asilo nido, scuola dell’infanzia, scuola primaria, nonni o babysitter che sia e ti fiondi al lavoro.

Il tuo luogo di lavoro sarà il posto dove passerai la gran parte della tua giornata e dove, se ti dice bene, ti incazzerai solo un paio di volte.

Ad orario variabile terminerai la tua attività lavorativa e ripercorrerai il tragitto al contrario, con sosta immancabile al supermercato e recupero figli sparsi… e sporchi.

Si perché la prole recuperata sarà da mettere in lavatrice, e se come me hai sposato uno che ha tante qualità, ma che è la cosa più lontana da uno che se la cava in cucina, ti toccherà anche pensare alla cena.

Dopo cena ci sarà la messa a letto con l’urlo defitivamente isterico, insieme alla dose di coccole e fiaba della buonanotte.  In una danza bipolare che, se riesci a gestire con maestria, forse non ti condannerà proprio al girone infernale degli irosi.

E poi finalmente potrai stramazzare sul divano, prima di trascinarti a letto con un occhio struccato e l’altro no.

Per ricominciare domani nello stesso identico modo.

Qualcuno che si è rivisto nella descrizione?

Benissimo, anzi no, malissimo.

E quindi? “La fai facile tu” starà pensando qualcuna.

No ecco proprio facile non direi, però questo è un loop che non ci piace, che non ci deve piacere, perché in tutto questo NOI, non ci siamo mai.

Siamo accantonate, rimandate, posticipate ad un tempo che spesso non avremo comunque e no, anche la scusa dei figli piccoli a volte ce la raccontiamo. La verità è che facilmente ci dimentichiamo di noi perché la giornata ha solo 24 ore e gli altri – così genericamente definiti – hanno sempre la priorità.

Ma sarà poi vero?

Perché su molte cose le priorità le stabiliamo noi. Come dice il parrucchiere di Giorgia (pover’uomo) “si può sempre trovare il tempo per le cose che davvero desideri fare“, per poi stramazzare stroncato da ricrescita e capelli non tagliati da troppo tempo…

Il lavoro. Sul lavoro abbiamo pochi interventi da fare. Sfanculare il capo non rientra tra le buone idee, però nemmeno credere di essere indispensabili lo è.  Il lavoro deve rappresentare una parentesi della nostra giornata, un tempo definito e poi stop. Una parentesi che può essere anche soddisfacente e piena di stimoli, Ma nemmeno chi si occupa di salvare vite, dedica tutto il proprio tempo al lavoro, quindi non raccontiamoci scuse. E non pensiamo che un giorno saremo incensate e poste sull’altare dei santi del lavoro, dovremmo aver smesso di credere a babbo natale qualche decennio fa 😉

Il marito/compagno o come vi piace chiamarlo. La coppia è fatta da due persone, ergo 50% a me e 50% te, nel rispetto delle attitudini di ognuno… io continuerò a cucinare  e mio marito a stirare, l’inversione dei ruoli non sempre è opportuna. Poi che l’uomo sia campione di divanismo è cosa assodata, ma le opzioni sono due o fate sparire il divano, oppure anche lui si smazza la sua bella dose di attività familiari. E non è che “vi sta aiutando“, per gentile concessione. Con buona pace di vostra suocera che lo ha servito e riverito fino ai 30 anni o oltre.

I figli:  qui non parliamo più di batuffoli profumati ciucciatori compulsivi di tette h24, in quel caso care noi, bisogna solo avere pazienza e credere fermamente che c’è luce in fondo al tunnel.

Qui dal tunnel ne siamo uscite, sono bambini certo, che hanno bisogno di noi (questo è un bisogno che potrebbe ridursi in adolescenza, ma per altri motivi, ecco), ma che comunque in nostra assenza, possono mangiare, dormire, giocare, studiare e rompere anche le scatole, senza che questo possa provocar loro danni a lungo termine. Il padre, ad esempio, è l’altra metà del cielo dei nostri bambini. Ma nel caso, anche i nonni, la babysitter o delle amiche sapranno sostituirsi a noi egregiamente.

Ed ora tocca a noi, si tratta di fare un lavoro di presa di coscienza. Scansiamo i sensi di colpa, dribbliamo i rimorsi, saltiamo i rimpianti e andiamo in meta!

Prendiamoci del tempo per noi.

Non rimandiamoci, non accantoniamoci, non trascuriamoci.

Il nostro tempo è ora.

Ricordiamoci di noi, di chi siamo, di cosa ci fa stare bene, di cosa ci rende felici.

E facciamolo.

Facciamo qualcosa per noi, come donne.

Come individui, scissi da ruoli sociali o familiari.

Perché per essere importanti per gli altri, dobbiamo prima di tutto essere importanti per noi stesse.

Quindi, ricordati di essere felice. Ricordati di te.

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Giovanna

Giovanna alias Giò, amo viaggiare, scrivere, leggere, preparare dolci e mangiare cioccolato fondente. Ho anche una certa propensione ad accumulare scarpe, Quando mi appassiono ci metto l'anima, ma non cedo facilmente alle mode passeggere o alle lusinghe. La mia prima risposta e' sempre no, da buona bilancia amo ponderare tutti i pro e i contro almeno millemila volte. Chi mi ama lo fa per sempre.

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