Il mio puerperio (e non solo) è stato un vero incubo.

Eppure ho avuto una gravidanza gioiosa, consapevole, desiderata. Ho preparato minuziosamente il nido per l’arrivo del nostro cucciolo, ho ballato con lui mentre era nella mia pancia e ho percepito con tanta tenerezza i suoi calcetti (che con l’andare delle settimane sono diventate bordate degne di Oliver Hutton, ma va beh). Ho aspettato con trepidazione di avere tra le braccia il mio piccolo uomo, fantasticando ogni sera su come sarebbe stato il nostro primo incontro e tutto il resto della nostra vita.

E finalmente, quando è nato… non ho provato nulla.

Aspettavo l’apertura dell’universo, luci paradisiache, violini e piogge di petali di rosa. Aspettavo di sentire il mio cuore spaccarsi a metà per l’emozione. Invece quel che ho provato è stato uno spaventoso vuoto.

Nessun colpo di fulmine e la stanchezza delle settimane successive non ha aiutato. Allattavo, cambiavo pannolini, facevo bagnetti, ho anche frequentato due (sìsì, due) corsi di massaggio infantile e un corso di baby yoga.

Mi prendevo cura di mio figlio, ma senza la gioia, senza l’amore che avevo immaginato.

Ero stanca, molto molto stanca.

E molto triste.

Piangevo per la mia solitudine, per il senso di colpa, per un povero bambino figlio di una madre che non lo meritava, per il mio compagno che si sarebbe stancato di stare con una strega dai capelli spettinati e per l’Armageddon che presto si sarebbe abbattuto su tutti noi.

Cosa mi stava succedendo?

Baby blues o depressione post partum?

Rivolevo la mia vita, quella vera; quella in cui avevo il controllo, in cui decidevo, in cui mi divertivo. Rivolevo le mie serate a ballare, i miei week end al mare, le mie notti di sonno e le mie giornate vorticose da lavoratrice pendolare (sì, per dire com’ero messa, rivolevo persino il mio capo). E invece mi ritrovavo a dipendere totalmente dai ritmi di un neonato. Ma come diavolo mi ero cacciata in quella situazione?!?

Io non so dare un nome a quei 4 mesi: troppo lunghi per essere baby blues, troppo corti per essere una depressione post parto. Non voglio star qui a decidere come si chiamava quel periodo, che ha preso tutti i 40 giorni di puerperio, ma lì non si è fermato.

Come ho affrontato il mio baby blues prolungato

Voglio invece raccontarvi di come tutto sia andato a posto e di come io abbia imparato ad amare mio figlio, un giorno dopo l’altro.

Voglio dirvi che se ne esce, che si ritrova un equilibrio e che ogni tanto la vita di prima manca ancora, ma come mancano gli anni dell’adolescenza e le cazzate fatte in università: bella, per carità, ma non tornerei indietro. Voglio parlarvi di cosa mi ha aiutato a riallinearmi.

Parlarne, tanto, spesso, con chiunque mi stesse a sentire.

Mia mamma, il mio compagno, i miei cani, l’ostetrica del consultorio, le poche amiche che potessero capire come stavo. Io ho cominciato a stare meglio, ma se non fosse successo in tempi brevi, probabilmente mi sarei rivolta ad un professionista. Il mito della super mamma sempre felice, amorevole, gioiosa è, appunto, un mito; siamo mamme super quando cerchiamo di superare le difficoltà e, a volte, serve farsi aiutare da una figura esperta.

Ho cercato di stare fuori casa il più possibile: parchetti, corsi, consultorio, spazi pesata. Insomma qualsiasi cosa mi permettesse di fare due chiacchiere con qualcuno, che mi permettesse di arginare la mia solitudine e di conoscere altre mamme. Non è stato semplice, perchè sono fondamentalmente timida e non mi vengono mai grandi argomenti di conversazione con chi non conosco bene. Ma sentivo che l’unico modo per vivere bene la maternità era farlo condividendo, in un cerchio di donne e mamme. E ce l’ho fatta, ma questa è un’altra storia con la quale vi tedierò prossimamente!

La scoperta del babywearing è stata la mia personale ancora di salvezza

La cosa che mi ha aiutato ad accettare la mia nuova natura è stato il babywearing. La fascia mi ha permesso di fare un passo indietro, tornando ad essere un tutt’uno con mio figlio. E questo era indispensabile per me, per poter poi fare un passo avanti. Portarlo addosso era il modo che ho trovato per non sentirmi scissa ed era anche fondamentale per sedare il mio grande, grandissimo senso di colpa. Avevo bisogno di stare con lui, potendomi “dimenticare” di lui. Ed ha funzionato. Magari con legature imperfette e posizioni non da manuale, ma ha funzionato! (Oggi quelle posizioni…un po’ meno imperfette, le insegno alle neo mamme, come istruttrice Portare i Piccoli)

Un giorno ho smesso di piangere e ho realizzato che, in fondo, non ero poi quello schifo di madre che pensavo. Mi sono guardata e ho visto mille imperfezioni, ma poi ho guardato mio figlio e ho visto un bambino felice… e mi sono sentita felice.

Non è stato un colpo di fulmine e talvolta mi dispiace per i mesi che ho “perso”; ma l’amore è come la Pasqua: quando arriva, arriva!

Per maggiorni informazioni su difficoltà in gravidanza, puerperio e maternità www.depressionepostpartum.it

Voi come avete vissuto il vostro puerperio e i vostri primi mesi da mamma?

Giorgia

Sono Giorgia, adoro i miei cani, il buon cibo, il mare, il sapere, Netflix, i viaggi itineranti e scrivere. Sono un vulcano di idee e progetti, ho sempre qualcosa di nuovo da conoscere e studiare, amo studiare quasi quanto amo gli stuzzichini dell'aperitivo. Ho qualche problema con l'agenda, ma non manco mai un appuntamento. Chi mi ama lo fa senza condizioni.

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