Nella mia mente avevo un bel quadretto di esempi ideali per il mio essere mamma.

Mi sognavo paziente,  accogliente, una mamma capace di esprimersi sempre in modo empatico.

Questo é quello che mi sono sempre prefissata.

Quello che avrei voluto essere da sempre.

 

Mica potevo seguire le impronte della mia famiglia di origine in cui vigeva la legge marziale!

I bambini devono piangere che si fortificano i polmoni!

Non teneteli in braccio che si viziano!

Giammai.

 

Ma dico oggi abbiamo pediatri illuminati, lo avete mai letto Carlos Gonzales?

Il mondo si è evoluto.

Finalmente tutti possono informarsi e comprendere i benefici dell’alto contatto!

Nessuno riuscirà a farmi cambiare idea.

Io sarò una mamma nuova, non ripeterò i rituali di accudimento “medievali” del lasciar piangere, delle punizioni, delle botte. No.

Paziente, accogliente, empatica.

 

E allora via,  che la nuova avventura abbia inizio, noi siamo una nuova famiglia, non ci lasceremo influenzare da quello che è successo in passato, nella mia infanzia.

E’ un ricordo sbiadito lontano, e non mi appartiene.

Non più.

 

Tutto bene, tutto perfetto.

Vado alla grande, il mio frugoletto é sempre coccolato.

Non piange quasi mai e inizia a esplorare il mondo, é sicuro. É fiducioso.

 

E poi, poi  dal nulla, come una nube nera arriva lei.

La rabbia.

La frustrazione che mi fa tremare le braccia.

La reazione esagerata ad atteggiamenti infantili del tutto leciti e normali.

La molla irrazionale che mi spinge a urlare, ad alzare le mani, per poi sentirmi un mostro, dilaniata dal senso di colpa.

 

Sei stanca mi dicono.

É normale aggiungono.

Può capitare a tutti ribadiscono.

Siamo così sole dopotutto, il tuo bambino é felice e tu sei una mamma “sufficientemente buona“, non farti inutili paranoie.

 

E invece non mi do pace.

 

Non sono io.

Non mi riconosco in questa persona.

Non é così che voglio che crescano i miei figli.

Non è l’infanzia, la mia infanzia che devono rivivere.

 

É stata molto dura da affrontare per me, ma un giorno ho deciso di chiedere aiuto.

L’aiuto di qualcuno che mi accompagna mentre mi guardo dentro, scavo a fondo e dialogo con la me bambina.

Ritrovo angoscia, paura, rabbia che non avevo mai espresso.

Ora sono proprio arrabbiata per quello che ho passato, ma sono anche fiera di essere andata avanti nonostante tutto.

 

Mi guardo oggi e mi concedo di essere felice. Sono fiera di me.

Paziente, accogliente, empatica.

I miei obiettivi ora sembrano più vicini, decisamente raggiungibili, ogni giorno miglioro un po’ di più.

 

Con questo post partecipiamo al tema del mese #vialamaschera  delle StorMoms

 

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