E niente, la vita è sempre piena di sorprese.

Un giorno compri un mei tai da una mamma.

La conosci  e scopri una persona piacevole, con un bimbo adorabile e incredibilmente brava a legare.
Poi viene fuori che, oltre ad essere incredibilmente brava a legare, quella mamma è anche un avvocato.

Ti parla del suo lavoro. Una professionista appassionata, guidata da un profondo senso di giustizia, desiderosa di aiutare gli altri.

E nel corso delle nostre chiacchiere che sono continuate ben oltre l’acquisto del mei tai, è venuto fuori un pensiero che più o meno suonava così: “…la nostra società deve ridimensionarsi molto sul ruolo delle madri e delle donne prima ancora. Per agevolare questo, bisognerebbe diffondere cultura giuridica che sia al servizio e a protezione di mamme, donne, famiglie”.

E per la regola che le migliori idee nascono da incontri fortuiti, siamo felici di aprire il nostro blog all’avvocato Francesca Spotti, per permetterle di arrivare a quante più donne, mamme e famiglie possibili.

 

Sapete perché è bellissimo essere un avvocato? Perché si ha la possibilità di conoscere in maniera più approfondita i propri diritti nelle più disparate situazioni. Per questo motivo voglio condividere con voi una cosa bellissima che abbiamo acquisito diventando genitori: un sacco di nuovi, bellissimi, esilaranti diritti, fra i quali ne ho scelti alcuni.

IL DIRITTO DI SBAGLIARE

Quante volte abbiamo sentito dire che, purtroppo (o per fortuna?), quando si diventa genitori non ci viene consegnato un libretto di istruzioni?

Non viene fornito perché non esistono istruzioni. Nessuno sa cosa sia meglio o peggio, perché quello che è il meglio per un bambino non lo è per un altro.

La cosa più difficile dell’accudire un figlio è che la regola “ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria” va letteralmente a farsi benedire, con buona pace di Newton.

Ok, non è semplice per niente. Il lato positivo della faccenda è che, se animati da buone intenzioni e se seguirete il vostro istinto, farete del vostro meglio e nessuno potrà chiedervi di più.

Sbagliate, sbagliate e gioitene, perché sicuramente avrete imparato qualcosa.

IL DIRITTO DI NON ESSERE GIUDICATI DA NESSUNO

Non ve ne eravate accorti, dite la verità. Appena diventati genitori, avete incontrato eserciti di persone (e non importa che siano genitori o meno, lo faranno comunque) pronte a dirvi cosa fare e cosa non fare:

“eh ma così prende il vizio”

“come?? Non lo allatti? Madre snaturata e scansafatiche”

“ah lo allatti ancora? Crescerà mammone”

“perché cambi tu il pannolino?? Ma quello è compito della mamma, non del papà”

“ma come ti permetti di uscire con gli amici! SEI PADRE ADESSO”!

E l’elenco potrebbe andare avanti all’infinito.

Purtroppo, molto spesso, i neo-genitori rimangono un po’ perplessi e, complici le poche ore di sonno concesse dal pargolo, nella migliore delle ipotesi biascicano qualcosa di incomprensibile, mentre più spesso stanno in silenzio e cominciano a farsi mille domande, seguite da altrettanti sensi di colpa.

Ora, provate ad immaginare di avere appena ottenuto un nuovo posto di lavoro. Tutto nuovo. Nuovo ambiente, nuovi mansioni, nuovi colleghi. Come reagireste se per la strada uno che nella vita si occupa di tutt’altro si mettesse improvvisamente a giudicare i vostri primi giorni di lavoro, e darvi consigli sul da farsi?

Opzione A: lo ignorate;

opzione B: lo mandate al diavolo.

E perché mai, invece, non dovreste fare lo stesso sull’accudimento di vostro figlio?

 

IL DIRITTO DI ESSERE ANCORA UNA COPPIA

“Cooooooooooooooosa???????????????????’ lasciarlo ai nonni per uscire a cena?? E cosa lo avete fatto a fare un figlio, per farlo crescere ai nonni??”

Una-cacchio-di-sera.

Una.

Magari dopo due anni.

Per potersi dire una frase di senso compiuto senza interruzioni determinate da – a piacere -:

  • pianti disperati da bambino che sta per essere torturato con tecniche sconosciute anche negli anni più bui del medioevo;
  • cacche di portata epica con sfumature cangianti dalverdealgiallouniposca (l’ho vista, giuro!);
  • “mamaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa”;
  • “oddio cos’è stato questo rumore / ha fatto esplodere una bomba / ho partorito un terrorista”.

Se poi per quella cena la mamma riuscisse anche a farsi una doccia in silenzio e addirittura lavarsi i capelli, beh, signori miei, questo non è un diritto, questo vi sembrerà un sogno. Se i capelli li avete anche asciugati, allora state sognando davvero.

Ecco, capita.

E capita anche spesso.

Perché un bambino destabilizza, e tanto.

Destabilizza le persone e destabilizza le coppie. Così, ad un certo punto, può capitare che uno – o anche tutti e due – gettino la spugna, e decidano che no, quel rapporto lì non funziona più.

E perché è un diritto? Perché (fortunatamente aggiungerei) oggi possiamo scegliere di non fare più parte di una coppia, pur continuando ad essere la madre di – o il padre di –. E questo è un diritto che non ci toglierà mai nessuno.

Sicuramente avrete sentito la storia del figliodelportieredellavicinadicasadimiacugina che si è separato dalla moglie che lo ha lasciato in mutande e non può più vedere i figli; oppure quella della sorelladellabadantedelloziodimiocognato, che il marito la picchiava tutte le sere e poi un giorno se n’è andato e l’ha lasciata in mezzo a una strada senza casa e con cinque figli piccoli.

Grazie al cielo non funziona così.

Ecco, qualora capitasse di mettere in dubbio il vostro rapporto di coppia… informatevi. Cercate di capire a fondo quali siano i vostri diritti, quali siano quelli di vostro figlio e del vostro (ex) partner. Avere le idee chiare aiuta a fare le scelte migliori. SEMPRE. E no, non basta cercare su Google.

 

IL DIRITTO DI AMARE ANCORA INCONDIZIONATAMENTE IL PROPRIO LAVORO

Quando nasce un figlio, tutti si aspettano che il lavoro passi in secondo piano, che una madre non veda l’ora di tornare a casa dal proprio figliolo, magari che un padre sia meno disposto a fare ore di lavoro straordinario (ma è più raro, i padri hanno IL DIRITTO di lavorare) perché sperano di aiutare l’erede a diventare il nuovo pallone d’oro, che una madre continui a lavorare solo per necessità economiche.

E così, tutte a dire:

“eh, sai, ho dovuto rientrare al lavoro”

“vorrei stare a casa tutto il giorno a cambiare pannolini, ma purtroppo DEVO lavorare”.

Tutto sacrosanto.

Ma è altrettanto sacrosanto essere felici di uscire di casa la mattina, di corsa, infilarsi in macchina e SPEGNERE l’autoradio, per godersi il meraviglioso silenzio. Ed è altrettanto sacrosanto essere felici di tornare a fare un lavoro che si ama, e per poter fare il quale, magari, si sono fatti molti sacrifici.

Ed è un vostro diritto voler fare tutto questo senza (troppi) sensi di colpa.

Perché tanto nessun successo professionale vi farà mai sciogliere come il sorriso di vostro figlio quando rientrerete  a casa.

 

[box type=”info”]

Francesca Spotti

Avvocato penalista, si occupa di diritto di famiglia, diritto penale con particolare riferimento a reati contro la persona (maltrattamenti, violazione degli obblighi di assistenza famigliare, stalking, violenze e molto altro).

Milano: Via Francesco Sforza 3 tel.: 0254123935 fax: 0254011114

Monza: Via dei Mille 2 tel.: 0399467899 fax: 039946189

francesca.spotti@me.com

[/box]

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Rolling Mamas

Articoli redazionali o guest post redatti da ostetriche, psicologi, pedagogisti, avvocati, magistrati, insegnati ed esperti di settore

Ti potrebbero piacere