Parliamo sempre delle mamme, delle neo mamme, delle future mamme, delle suocere… va beh qui più che parlare a volte sparliamo. Ma i papà? I nostri compagni? quelli che insieme a noi hanno dato vita al miracolo distruttore che ci riempie le giornate? Abbiamo chiesto ad un papà (e leggendo capirete di chi si tratta 😉 ) di raccontarci qualcosa della sua esperienza, qualcosa che potesse interessare le mamme, ma dal “punto di vista” dei papà. Lui ha deciso di parlare di allattamento, raccontandoci come ha vissuto la sua esperienza di genitore di un bimbo che ha beneficiato dell’allattamento prolungato.

Buongiorno a tutte le lettrici del blog!
come dite? Lo leggono anche gli uomini? Ah si?

Cari lettori uomini ahimè sono finite le partite… campionato, champions e NBA e ci rimangono solo le moto e quella noia mortale della Formula 1…

A proposito di formula… oggi vi volevo raccontare la mia esperienza di papà di un bambino che invece è stato allattato a lungo e la formula l’ha assaggiata solo per pochissimo tempo. Poi, forse come tutti noi maschietti, ha preferito la tetta.

Di quando si avvia l’allattamento e dintorni

Alessio, mio figlio, è nato paffutello, 4.180 gr per soli 51 cm, un rotolino di ciccetta paffutoso (mi candido per il riconoscimento da parte dell’accademia della crusca come per petaloso).

In ospedale, ci è subito stato suggerito di dargli l’aggiunta (che altrimenti si sciupa “a’ nonna”).

Anyway… vista la totale inesperienza da papà e la mia voglia di contribuire al meglio, non mi sembrava neanche male l’idea di rendermi utile con qualcosa di concreto e di semplice utilizzo. Maneggiare degli attrezzi di solito è una roba da papà, più che arrotolare quei tessuti lunghi 5 metri chiamate fasce e cantare ninne nanne.
Biberon, pargolo in braccio ed ero fiero di me stesso.

Devo ammettere che le prime esperienze con il biberon non sono state male. Mi dava uno scopo e potevo essere d’aiuto, perchè il neonato, diciamoci la verità, senza il papà può sopravvivere, ma senza la mamma è già più difficile.

Poi però qualcosa è cambiato, gradualmente il biberon veniva usato sempre meno e Alessio sembrava comunque gradire sempre di più iI latte materno, soprattutto grazie al grosso impegno profuso dalla mia compagna nell’insistere con l’allattamento al seno.
In un mesetto o due niente più biberon con il papà… sarà, ma non mi è mancato per niente!
Incominciava a diventare una rottura di scatole scaldare ‘sta aggiunta ogni due ore, va bene rendersi utile ma anche Renzo Arbore  cantava “ma la notte no!”.

Silenziosamente stavo incominciando a scoprire che dopotutto non era poi così male la tetta.

E soprattutto era comoda! Sempre in temperatura e pronta all’uso! Pratica e senza sbattimento (mio ovviamente).
Ok, avevo un po’ perso il mio ruolo nell’allattare il piccolo (scaldatore di biberon) ma non è che proprio mi fosse dispiaciuto. Ho incominciato a rendermi utile in altro modo, cambiando quantità industriali di pannolini, facendo passeggiate e giri in auto col piccolo per dare tregua alla puerpera.

Alessio non dormiva mai e lei con lui…

Io invece, grazie al fatto di essermi liberato del biberon, dormivo eccome, sul divano in sala. Non guardatemi con sguardo di disapprovazione, era per non disturbare le delicate sessioni di 20 minuti di sonno di Alessio con i miei rumori di sottofondo (russo un pochino, almeno così si narra).

Questi a grandi linee sono stati i primi difficili mesi che ognuno passa col proprio primo figlio.

Di quando l’allattamento diventa una consolidata routine

Poi le cose incominciano a migliorare.

Perchè prima o poi migliorano, è solo che al primo figlio non sai mai quando.

L’allattamento proseguiva sempre meglio, una vera gioia osservare quel bimbo sbrodolarsi di latte,  vedevo proprio il suo apprezzamento nel ciucciare quelle tette che giusto qualche mese prima erano anche mie… ora non più… Invidia? Forse un po’ lo confesso 😉

Ad ogni modo, pian piano Alessio cresceva e io, archiviata la parentesi “scaldatore di biberon”, avevo altri modi per interagire con lui, non mi sentivo più totalmente inutile, primi giochi, prime passeggiate, primi sorrisi, primi passi, prime parole. Una specie di serie di Fibonacci bambinesca che aveva la sua golden ratio. E’ stato divertente vedere come, nonostante le ore di sonno perse, Alessio diventasse sempre più competente (il mio pafuttoso figliolo continuava a non dormire).
Il mio ruolo di papà stava diventando più… integrale (ok la smetto con la matematica).

Di come non si vive di sola tetta, ma anche di “allosticini”

Passano ancora parecchi altri mesi.

Alessio ha già più di un anno, quasi due, mangia già pizze più grandi di lui, arrosticini come se non ci fosse un domani… ma non rinuncia alla tetta. So bene che la filosofia della mia compagna è settata su un certo tipo di allattamento: a richiesta e prolungato, ne abbiamo parlato e sono sempre stato in accordo su questo (a parte la succitata invidia…)

Pian piano, però, è inevitabile che si arrivi a una graduale diminuzione dello scopo stesso dell’allattamento, prima come nutrimento e poi come accudimento. Abbiamo in casa diversi libri sull’argomento, ma vi confesso di non averli letti.

E’ roba da mamme, io le tette non le ho... che fanno latte s’intende. Perchè nel frattempo anche le mie sono aumentate un po’, causa vita sedentaria, poco allenamento, e ho sviluppato il cosidetto “dad bod”. Che detto così fa anche figo, ce l’ha anche Di Caprio!

Nel frattempo ho capito di avere altri strumenti per nutrire e accudire mio figlio… nello specifico, ruspe, gru e “allosticini!”

Nonostante ormai Alessio sia un bimbo di 2 anni prende ancora la tetta.

Si certo solo per addormentarsi al pomeriggio e alla sera ormai,  ma se ne parli in giro cominci a vedere storcere i classici nasi.

In realtà, qualcuno cominciava a vedere la cosa come strana già qualche tempo addietro,  devo dire che mi aspettavo peggio, non è così comune allattare per così a lungo per molta gente.

Per moltissimi è assurdo continuare dopo lo svezzamento ma forse perchè sono circondato da persone che sono abbastanza “sul pezzo” per quanto riguarda l’allattamento prolungato, non ho mai percepito, tranne in rari casi, una situazione di “disagio”.
Però ovviamente più  andavamo avanti e più cresceva lo “storciamento del naso” (si dice così, l’ho letto sull’internet!) nelle persone attorno a noi.

Io, francamente, me ne infischiavo. E seguivo il volere della madre, pensavo fosse la cosa giusta da fare, se lei lo riteneva ancora necessario, che lo facesse pure.

Epilogo della storia

Invece di lì a poco, verso i due anni e mezzo, c’è stata la fine di questa storia di allattamento prolungato.
Alessio l’ha cercata ancora per un po’, ma stava crescendo, ormai non gli era nemmeno più così funzionale per l’addormentamento… con la grande attività motoria che faceva in quel periodo – lo chiamavano terremoto – aveva anche incominciato, finalmente, ad avere un sonno abbastanza regolare. Non deve essere stato facile, più che per lui, credo per lei. Magari vi farà un post prima o poi sull’argomento, chissà.  Magari lo ha già fatto e non l’ho letto?  Ecco in questo caso mi aspetto già qualche forma di ritorsione casalinga 😉

È stato un percorso lungo, ma dopo poco la tetta per Alessio era solo un lontano ricordo.

Per quanto mi riguarda posso solo riportare note positive di questa esperienza. Alessio è un bambino sano, sveglio e molto competente. Non so dirvi se sia merito della tetta o meno, ma a piace pensarlo. Perchè si sa… “I see boobs I click like!” (anche questa l’ho letta sull’internet!)

Buona tetta a tutti!

PS: ora sono di nuovo (anche) mie!! MUAhahahah! (risata malefica)
(PPS) si uso un sacco di parentesi, mi piacciono (.)(.) non so perché 😉

Il Ronny

 

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