Talvolta, spesso dopo il primo anno di scuola primaria, si palesano problemi nella scrittura e nella lettura.

Per i genitori è naturale preoccuparsi e richiedere il consulto di uno specialista.

Entrare in contatto con il mondo dei DSA non è sempre facile, quindi è fondamentale fare chiarezza. Oggi parliamo di disgrafia e disortografia.

Disgrafia e disortografia: quando richiedere una diagnosi di DSA?

Quando è il caso di richiedere il consulto di uno specialista per formulare un’eventuale diagnosi di DSA?

Per quanto riguarda la disgrafia è bene mettersi in allarme quando il bambino, in mancanza di manifestazioni di pigrizia e svogliatezza, non riesce a scrivere nelle righe o tende a riportare le lettere con dimensioni molto diverse tra loro.

Da non trascurare sono anche le difficoltà motorie. Problemi a tenere la matita in modo corretto o difficoltà nel posizionare il polso in maniera sufficientemente comoda sono frequenti nei bambini disgrafici.

La disortografia si contraddistingue per una difficoltà continua, non associata a un deficit neurologico, ad assimilare le regole grammaticali. Tra i sintomi che dovrebbero spingere un genitore a confrontarsi con uno specialista ci sono la tendenza a confondere fonemi e grafemi e l’inversione di sillabe, la presenza di numerosi errori di ortografia, l’omissione di lettere e la lentezza nella scrittura.

Come intervenire?

Ovviamente è necessario capire anche come intervenire.

Per quanto riguarda la disgrafia si parla di percorsi di riabilitazione cognitiva e motoria.

La riabilitazione motoria consiste in esercizi per migliorare il tono muscolare e la coordinazione tra mano e occhio.

Per quel che concerne invece la disortografia si parla d’interventi incentrati sullo sviluppo delle abilità meta fonologiche.

Nello specifico si lavora sulla segmentazione fonetica, processo fondamentale per passare dall’espressione orale a quella scritta e per aiutare il bambino a fissare nella mente le peculiarità dei singoli fonemi. Al bimbo, può essere per esempio chiesto d’indicare il primo e l’ultimo fonema di una parola.

Molto importanti in entrambi i casi è il lavoro con il terapeuta.

Egli può rivelarsi decisivo per aiutare il bambino ad avere fiducia nelle proprie capacità e a non lasciarsi scoraggiare dalla lentezza e dalle difficoltà. Come sempre, è necessario rassicurare il bambino sul fatto che le sue difficoltà non sono assolutamente un segnale di capacità intellettive inferiori rispetto a quelle dei compagni di classe.

Ringraziamo per l’articolo la Dott.ssa Miolì Chiung, Psicologa psicoterapeuta
www.studiosalem.it

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