Spesso mi capita di riflettere sul co-sleeping, qui ancora felicemente praticato alla veneranda etá di 4 anni.

Vi prego non inorridite, non gridate allo scandalo, all’usurpazione del talamo nuziale, non affannatevi ad illustrarmi i vantaggi del dormire senza i figli nel lettone, quelli li conosco tutti. Ho dormito per molte e molte notti sola con il marito, prima di diventare genitori e non escludiamo di poterlo fare ancora, in un futuro nemmeno troppo lontano. La mia riflessione in questa occasione è volta ai benefici che la condivisione del letto con mia figlia ha portato anche a me, e salvo notti troppo agitate, al marito, che condivide con me questa avventura. Questo non vuol dire in alcun modo che chi non pratica o non ha praticato il co-sleeping ha in qualche modo commesso un errore e non può essere considerato un genitore ad alto contatto. La condivisione del letto è stata per noi un fatto istintivo; non sempre lo è o non lo è per tutti, come tanti altri aspetti della genitorialità. Se però aveste voglia di approfondire questo argomento, c’è una buona lettura che mi sento di consigliarvi “I cuccioli non dormono da soli” di Alessandra Bortolotti che è psicologa perinatale e di cui potreste aver già letto “E se poi prende il vizio”.

Questa che leggerete è “semplicemente” la nostra esperienza.

In tempi non sospetti col marito abbiamo fatto una scelta che negli anni si è rivelata vincente, abbiamo acquistato un letto denominato king size, c’erano notti nella nostra vita pre-Eva, che io e il marito non ci incontravamo nemmeno nel lettone tanto era ampio. Tempi in cui la mia schiena era dolente per altri motivi.

Per il nostro primo giorno della nostra nuova vita a 3 avevo già preparato accanto al nostro letto una culletta in vimini meravigliosa, frutto di giornate di ricerche on-line. Il mio pensiero durante la gravidanza non contemplava la condivisione del letto. Devo dire che la culletta di vimini Eva l’ha davvero sfruttata… quella prima notte! Lei dormiva beata, il problema ero io che, con gli occhi sbarrati, cercavo di capire se fosse viva negli intervalli tra una poppata e l’altra. Dal secondo giorno Eva ha dormito con noi nel lettone ed io, tra una poppata e l’altra, chiudevo gli occhi cullata dal suo respiro. La notte non mi faceva più paura.

Crescendo, il nostro co-sleeping ha visto alternati periodi di bed sharing (condivisione del lettone) e periodi passati in side-bed; il mio braccio destro era il trait d’union tra il suo lettino ed il nostro letto. Dormivamo per mano.

Poi un bel giorno, prima dei tre anni, la svolta : mamma, voglio andare a dormire nella mia cameretta”.  Abbiamo davvero pensato che fosse il momento giusto e ci siamo apprestati ad acquistare un letto tutto per lei, con annessa gita all’Ikea per una scelta condivisa. Lenzuola, lucina, pupazzetti: le premesse c’erano proprio tutte.

Smontato il lettino che c’era in camera nostra, in men che non si dica ci stavamo avviando verso la conquista di questa nuova tappa, senza forzature, con naturalezza.

Che qualcosa non stesse andando nel verso giusto io l’ho capito piuttosto presto… diciamo la terza notte? Si perché la prima, complice la novità Eva aveva dormito nella sua cameretta fino a circa le 4 del mattino, la notte successiva sino alle 2… la terza notte credo fosse mezzanotte quando ho sentito una vocina che diceva “mamma posso?“. Ho creduto che servisse più tempo, che il distacco dovesse essere graduale e quindi per circa una settimana ho riaccompagnato Eva nel suo lettino due/tre volte a notte – inutile dire che non ha dormito nessuno.  “Mamma io non so se voglio dormire nella mia cameretta, posso cambiare idea?

Di rimontare il lettino non se ne parlava proprio, avevamo un king size! E così da allora, è ricominciata la nostra esperienza di co-sleeping.

Farò coming out: a me non dispiace per niente! Peraltro ne ravviso proprio il bisogno da parte sua,  anche se ultimamente ogni tanto uno slancio di indipendenza fa capolino tra i suoi mille pensieri quotidiani. La certezza che non dormirà con noi per sempre è chiara, arriveranno giorni nei quali entrare nella sua stanza e nei suoi pensieri non sarà così facile e io sono certa che ripenserò a questi momenti con una sottile nostalgia.

Attorno a noi, ovviamente, colgo spesso sguardi di disapprovazione quando affermo candidamente che lei dorme ancora con noi. Come ho imparato a fare nel tempo, non ci faccio nemmeno caso, cerco solo di evitare che lei possa sentire, perché non voglio in alcun modo che si senta derisa o non capita. La mia priorità è sempre incentrata nel perseguire il suo benessere, che poi è il benessere di tutta la nostra famiglia.

Buon sonno condiviso a tutti!

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Giovanna

Giovanna alias Giò, amo viaggiare, scrivere, leggere, preparare dolci e mangiare cioccolato fondente. Ho anche una certa propensione ad accumulare scarpe, Quando mi appassiono ci metto l'anima, ma non cedo facilmente alle mode passeggere o alle lusinghe. La mia prima risposta e' sempre no, da buona bilancia amo ponderare tutti i pro e i contro almeno millemila volte. Chi mi ama lo fa per sempre.

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