Ho conosciuto Sara per caso, durante un corso sull’allattamento tenuto da una amica IBCLC. I suoi cuccioli avevano poche settimane e lei, con la sua forza e la sua determinazione cercava la chiave per allattare e soprattutto per rispondere ai bisogni di tutta la sua famiglia.
Ora Giulio e Libero hanno quasi 7 mesi e forse il suo racconto sarebbe del tutto diverso se scritto ora.
Spero che la sua testimonianza possa essere d’aiuto e ispirazione per tutte quelle mamme che hanno espresso il desiderio di allattare i propri figli gemelli e alle quali è stato risposto che è impossibile, impensabile, impraticabile.  Spero che sia d’esempio anche per tutti quelli che pensano che sia impossibile, impensabile, impraticabile; perché possano invece essere di supporto.

Allattare i gemelli per mamma Sara

Non ho idea di come sia allattare. Lo immagino, facendo tesoro di tutto quello che ho letto, osservato, sentito. Allattare il proprio figlio rappresenta per me quanto di più naturale esista; è relazione allo stato liquido; è salutare, per entrambe; è, ed è doveroso dirlo, economico; libera da qualsiasi vincolo; ti rende autonoma.
Non ho idea di come sia allattare il proprio figlio perché di figli, noi, ne abbiamo avuti due. In contemporanea intendo. E quindi porto solo l’esperienza di allattarne due.
Uso il plurale perché la scelta di allattare al seno due gemelli deve necessariamente essere una scelta consapevole di entrambi i genitori. Nel nostro caso, in questi mesi, ha messo alla prova la coppia. Ma ha contribuito a rinforzare la nuova famiglia. Da due a quattro. Già di per se’ un grosso cambiamento.
Giulio e Libero sono nati in orario aperitivo in una splendida giornata di sole. Così mi han detto almeno. Figli naturali di genitori senza famigliarità con i gemelli. Così ci han detto almeno. Nati in 37esima settimana tramite parto naturale, così fortemente voluto da non aver proprio considerato il cesareo. Sia la gravidanza che la nascita hanno sempre avuto, per noi, un significato di evento fisiologico. Ma questa gravidanza e la loro nascita hanno avuto un decorso molto ospedalizzato.
Ma la spontaneità dell’evento, il carattere mio e del mio compagno, il nostro approccio alla vita hanno contribuito a rendere fisiologico quello che con due gemelli e’ classificato come patologico. Gravidanza e parto.
Anche l’allattamento è andato in quella direzione. Io non mi sento libera da ogni vincolo. Perché per uscire devo sempre essere con qualcuno, perché se piangono in contemporanea per fame, questo qualcuno deve essere in grado di sostenere un neonato affamato mentre la mamma allatta il fratello. Non sono autonoma. Perché lo sono solo tra le mura di casa, posizionata sul divano, con due cuscini dell’allattamento, la schiena dritta, i piedi ben piantati a terra, la testa, la mia, a ciondoloni, anche quando crollo dal sonno. E Giulio e Libero in posizione palla da rugby. La chiamano così. 
Sono arrivata alla nascita molto informata. Sapevo ciò che volevo e non volevo. L’ho condiviso con il loro babbo. Con la mia Doula, preziosa e discreta. Ho cercato di capire se e quanto le esigenze, aspettative del mio compagno combaciassero con le mie. Ho compreso che c’erano dei punti che non aderivano una sera, dopo circa un mese, quando mi sono trovata ad urlargli in faccia che non avrei dato il latte artificiale ai Miei figli. Non dormivamo da almeno tre giorni e loro stavano attaccati almeno 12 ore al giorno, fino ad un’ora e mezza di fila. Lui mi ha vista un po’ provata (…) e mi ha proposto un’aggiunta di artificiale la notte, per permetterci di dormire per qualche ora. Sono andata in crisi e mi sono fortificata ulteriormente.
Dopo un mese era lui che mi diceva che non avrebbe dato l’artificiale ai Suoi figli.
La coppia si stava per sgretolare, anche a causa della mancanza di sonno. Nel cercare di rendermi più tollerante con me stessa ho proposto un’aggiunta di artificiale la notte, per permetterci di dormire per qualche ora. Siamo andati in crisi e ci siamo fortificati ulteriormente.
Non ho idea di come sia allattare. Allattare due gemelli è massacrante. Così avrei scritto qualche settimana fa. Ora trovo più reale affermare che iniziare ad allattare due gemelli è… massacrante. Complice un seno molto grande, due bocche molto piccole, due neonati nati prima, anche se di poco. Giulio e Libero hanno iniziato ad attaccarsi al seno bene e con continuità il 20 marzo, il giorno prima della data presunta di parto, 3 settimane dopo la loro nascita effettiva.
Il tiralatte, ancora in affitto da una farmacia, e’ il terzo figlio. Mio acerrimo nemico nel primo mese, mio aiutante prezioso successivamente. Ora non dipendo più da lui ma da lui dipende la mia autonomia notturna. Giulio e Libero sono allattati a richiesta. Durante il giorno li allatto in tandem, se richiedono insieme, o individualmente. I due pasti notturni prendono il biberon, a cui si sono abituati fin dall’inizio, proprio perché non si attaccavano. Le prime tre settimane hanno mangiato il mio latte dalla siringa, utilizzando il dito per la suzione, con la siringa inserita affianco. Poi, quando la quantità di latte da proporre e’ aumentata, abbiamo inserito il biberon. Abbiamo scelto quello con una difficoltà più elevata, in cui il latte non scende per gravità, ma per suzione. Loro hanno compreso la differenza ed esercitato la suzione sia dal seno che dal biberon. In questo modo anche il babbo può allattare. Il suo ruolo e’ stato prezioso e necessario. Quando sono a casa da sola mi sistemo la postazione, all’inizio prima, poi ho affinato la capacità di posizionarli in diretta. Ma quando c’è lui prevede i miei bisogni: incastra i vari cuscini alla perfezione, posiziona accanto a me bottiglietta dell’acqua, telefono, libro…E’ sul divano prima, a letto poi, che ho consumato la maggior parte delle cene nei primi due mesi, i più complessi. Mi tiravo il latte almeno 6 volte tra giorno e notte. Quando loro non avevano bisogno il bisogno era il mio. Quello che per quasi tre mesi e’ diventato un lavoro a tempo pieno, tirare il latte, ha fatto si che non uscissi molto di casa ma la relazione con l’esterno l’ho mantenuta invitando i miei affetti a casa. Il balcone ha colmato il vuoto delle passeggiate. Come la famiglia, la rete amicale ha rappresentato una preziosa risorsa.
Il 3 luglio i nostri figli compiono 4 mesi, la stanchezza accumulata c’è ma la soddisfazione è grande. Il tiralatte non è più in famiglia da circa un mese…la notte si svegliano una volta per una decina di minuti e si riaddormentano pacifici anche grazie alla coccola al seno. Questo aspetto l’avevamo sottovalutato: gli addormentamenti notturni dopo il biberon sono sempre stati più complessi. Tornassi indietro non cambierei le scelte fatte ma integrerei comunque la suzione al seno dopo aver mangiato dal biberon. La stanchezza, l’inesperienza, il procedere informandosi ma per tentativi (abbiamo chiesto aiuto e consulti a più esperti!) hanno forse offuscato questo aspetto. Il coraggio da un giorno all’altro di provare ad allattare di notte, appena loro sono diventati più veloci, ci ha fatto scoprire l’aspetto positivo dell’esperienza notturna. Recentemente ho letto che il latte di notte contiene sostanze che facilitano il ri addormentamento. Non ho pensato che il latte proposto loro di notte non era quello notturno ma tirato sia di notte che di giorno. Chissà come sarebbe andata….
Termino questo scritto a 3 mesi dall’inizio della nostra esperienza e se lo ricominciassi ora sarebbe molto diverso. La sfida che siamo stati chiamati a compiere assume dimensioni più ridotte, è diventata naturalezza e spontaneità, priva di qualsiasi fatica. E’ stato massacrante. Questa parola mi ha accompagnato in questi mesi. Ma è stato fatto per il mio benessere ed il loro. Proprio nell’ordine in cui l’ho scritto.
Ma allora qual è il confine tra un allattamento al seno faticoso, e un allattamento con il latte di formula, somministrato però in modo più sereno? La risposta che mi sono data è che dipende molto da quanto sappiamo che possiamo chiedere a noi stesse. E alla coppia. La lancetta che segna il mio, nostro livello massimo di tolleranza, per me, per noi, si è spostata ogni giorno più in la. Fino a che ormai l’impossibile sembrava ovvio. Non nego le fatiche, ora accentuate ancor di più della gestione di questi mesi. Ma sono fatiche che probabilmente sono, siamo, in grado di sopportare. Magari ci saranno altri aspetti della cura e dell’educazione dei nostri figli che sposteranno la lancetta su livelli minimi. Ma la certezza di sapere che quanto stavamo affrontando ha dato e darà ancora i suoi frutti ci ha reso tenaci. 
Condividere l’esperienza di allattamento di gemelli, e ancora di parto, significa per me comunicare che è possibile. Le persone mi fanno i complimenti, ma non occorre essere speciali. Se lo si fa pensando che non ci sono alternative, che allattare è l’unica scelta possibile, tutto si ridimensiona. Ricordo la fatica e non la nego. E’ fondamentale che la coppia concordi e che amici e parenti siano da supporto. Ho imparato a chiedere, forse questo rappresenta il primo grande insegnamento dei nostri figli. Parte di questo scritto e’ stato fatto proprio durante i momenti di allattamento: quello che all’inizio sembrava complesso, con la pratica quotidiana, e’ diventato man mano spontaneità e ovvietà. 
Sara, Matteo 
Giulio e Libero,
29 giugno 2015

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Giorgia

Sono Giorgia, adoro i miei cani, il buon cibo, il mare, il sapere, Netflix, i viaggi itineranti e scrivere. Sono un vulcano di idee e progetti, ho sempre qualcosa di nuovo da conoscere e studiare, amo studiare quasi quanto amo gli stuzzichini dell'aperitivo. Ho qualche problema con l'agenda, ma non manco mai un appuntamento. Chi mi ama lo fa senza condizioni.

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